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Sempre più difficili le prospettive per il settore terziario: analisi di una crisi

Postacchini, Presidente Confcommercio ER: «Puntare sulle rinnovabili»

L’assunto in base al quale si parte, sembra davvero preoccupante: oggi, le prospettive del ter­ziario di mercato per i prossi­mi mesi, sono decisamente buie. La crescita inarresta­bile del costo dell’energia si sta abbattendo sulle impre­se del terziario di mercato. Uno scenario che, in assen­za di nuove e ulteriori misu­re di contrasto e sostegno, mette seriamente a rischio la prosecuzione dell’attività di tantissime imprese nei prossimi mesi, come sottoli­neato proprio da Confcom­mercio nel recenti appelli a governo e forze politiche. Il Presidente di Confcommercio Emilia-Romagna, Enrico Postacchini, commenta: «Intere filiere, dall’alimentare ai trasporti, che sta­vano provando a ripartire dopo le difficoltà causate dalla pandemia si trovano a fronteggiare un aumento dei costi energetici che ab­batte qualsiasi possibilità di ripresa della marginalità. A livello nazionale il numero delle imprese che rischiano la chiusura è di 120mila con 370mila posti. Il secondo rischio è quello di un calo dei consumi che trascina con sé l’impossibilità di gestione del debito pubblico. Per questo chiediamo interventi di natura emergenziale oltre a misure strutturali. Si è a questa situazione perché ci sono stati eventi imprevedibili. Sicuramente serve più Europa che fissi un tetto al prezzo del gas, ma serve anche più Italia che porti avanti una politica energetica che punti sulle rinnovabili. Uno dei rischi del caro bollette è il calo dei consumi: quindi addio ai sogni di crescita, che è indispensabile per avere credibilità sui mercati fi­nanziari». C’è inoltre da dire che, prima di questa crisi, il terziario di mercato, anche nei periodi difficili per l’eco­nomia, riusciva a riassorbi­re e compensare gli effetti negativi, soprattutto sotto il profilo dell’occupazione. Oggi, invece, i servizi han­no lasciato sul campo della pandemia 930mila unità di lavoro, rispetto al 2019. A questa situazione si som­ma la difficoltà, soprattutto per alcuni settori, di reperi­re manodopera adeguata: mancano cuochi, camerieri, personale per gli alberghi, baristi ma anche nel com­mercio al dettaglio ci sono difficoltà notevoli. Il proble­ma non è di semplice solu­zione, essendo creato da un mix di fattori, quale la mino­re propensione al sacrificio, anche nei giovani, e ai danni creati da politiche quali il reddito di cittadinanza che ha le caratteristiche di uno strumento assistenziale con ambiguità di utilizzo e di finalità che nuocciono all’occupazione.

Corriere della Sera – 26 novembre 2022

Enrico Postacchini

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