La Regione innalza al 75 per cento (dal 50) il limite di copertura dei contributi per sterilizzare gli aumenti dei costi energetici
L’assessorato al turismo della regione Emilia Romagna ha proposto, in via definitiva, una modifica alla legge di stabilità del 2023 per innalzare al 75% il limite massimo di contributi erogabili alle stazioni sciistiche per il consumo di elettricità. Attualmente tale limite era fissato al 50%, ma visto l’impennata del costo dell’energia, gli uffici di via Aldo Moro hanno ritenuto opportuno incrementare questa quota.
La notizia arriva direttamente dall’assessore regionale al turismo, Andrea Corsini, che ha risposto a una interrogazione a risposta immediata del consigliere di Fratelli d’Italia Luca Cuoghi, al termine di una serie di sollecitazioni che sono arrivate anche dal gruppo consigliare della Lega.
L’effetto di questo pressing non si ferma qui, dato che la Regione ha anche attivato uno specifico tavolo per discutere con i diversi operatori di settore le principali criticità dovute al caro-bollette, in modo tale da arrivare a formulare una serie di richieste e proposte da presentare ai ministri competenti. La cosa ovviamente interessa parecchio il Corno alle Scale e la società che da due anni gestisce la stazione e che, nonostante il primo anno abbia dovuto fare i conti con tutte le limitazioni legate al contrasto della diffusione del Covid, nella passata stagione ha registrati numeri da record dovuti anche all’entusiasmo con cui diversi imprenditori della zona, come Marco Palmieri di Piquadro, si sono impegnati a questo progetto di ridare vita al turismo sciistico in Appennino.
Inoltre, le nevicate in alta quota di questi giorni e quelle previste nel fine settimana consentiranno alla stazione lizzanese di aprire regolarmente sabato 3 dicembre. «Il provvedimento assunto dalla Regione va accolto con favore – spiega Marta Evangelisti, capogruppo in regione di Fratelli d’Italia –, ma è il minimo sindacale e non basta: gli addetti del settore hanno stimato come, rispetto agli anni passati, l’80% dei ricavi sono stati bruciati dai costi energetici. Un fatto ancora più drammatico se si pensa che lo sci e il suo indotto hanno un valore economico e sociale insostituibile per le nostre montagne che ne stanno tentando il rilancio».
Soddisfazione anche da parte della Lega. «Negli ultimi anni a causa delle minori precipitazioni – spiega il consigliere leghista Michele Facci – si è reso necessario un utilizzo maggiore del cosiddetto «innevamento programmato». In termini assoluti la produzione di neve arriva a costare tra gli 11mila e i 15mila euro per ettaro, a seconda dell’esposizione e della natura del terreno, del sole, della dislocazione dei bacini di approvvigionamento d’acqua. Alla luce del fatto che i numeri generati dagli impianti a fune sia in funzione invernale che estiva, sono in assoluto la leva economica più importante per il territorio, e in considerazione del caro energia, abbiamo avanzato la proposta di incrementare al 75% la quota di contributi erogabile per il consumo dell’energia e siamo contenti che sia stata accolta». Facci, inoltre, continua a portare avanti un’altra battaglia. A causa di un ricorso amministrativo portato avanti da alcune associazioni ambientaliste, è ferma la riqualificazione di un impianto a fune che consentirebbe alle persone disabili di raggiungere il lago Scaffaiolo. Qualora il ricorso fosse infondato il consigliere leghista sta cercando e chiedendo una strada legislativa per fare in modo che tali associazioni risarciscano il danno e l’incremento dei costi creati da oltre due anni di stop.
Massimo Selleri, Il Resto del Carlino – 24 novembre 2022