L’allarme dei forni: «Facciamo già meno prodotti e c’è chi inizia a tagliare il personale. Così rischiamo di tirar giù la serranda»
C’è chi spegne i forni riducendo l’attività, chi pensa di tagliare il personale, chi rinuncia a certe qualità di pane. Il caro bollette incide così tanto che i panificatori bolognesi già da un paio di mesi fanno sonni agitati. «Stiamo aspettando la prossima bolletta, che sarà sicuramente l’ennesima botta. A quel punto non ci resterà che chiedere la cassa integrazione e la chiusura dei forni», dice sconsolato Samuel Mafaro, presidente dell’associazione dei panificatori di Bologna e provincia, associato Ascom. Titolare de ‘Il Forno di Porta Lame’, poco più che trentenne, vede nero: «Se continua così, nei prossimi mesi non potremo fare altro che scendere in piazza a protestare. È assurdo che attività sane e sempre in regola con contributi e fornitori debbano tirare giù la serranda…».
Alla fine di ottobre, intanto, non resta che trovare qualche soluzione per tamponare i rincari. Come selezionare i tipi di pane da cuocere (evitando, ad esempio, alcune qualità o quelli troppo grandi), controllare i contatori di continuo, cambiare i macchinari scegliendo quelli a minor impatto energetico. Soluzioni, che però, spesso non sono sufficienti. Ne sa qualcosa, Matteo Calzolari, 51 anni, titolare dell’omonimo forno, con sei rivendite (Monghidoro, via delle fragole, via Marchesana, via Andrea Costa, San Lazzaro e Mercato ritrovato), alle prese con gas e luce alle stelle. Presidente dei dolciari e panificatori Cna Bologna, lancia un grido d’allarme sul caro bollette che «sta diventando una variabile incontrollabile per le imprese della panificazione che distrugge bilanci e redditività aziendali, perché ci troviamo con aumenti del 300%». Da qui, il pane artigianale rischia grosso. «Noi e tanti colleghi abbiamo messo a punto una linea produttiva che ha dismesso alcune produzioni o, come abbiamo fatto noi, raggruppiamo le cotture in un’unica infornata per risparmiare energia».
Ma così, è la convinzione di Calzolari e di tanti colleghi, non si può andare avanti. «Le bollette ci tagliano le gambe – insiste Calzolari – e non sappiamo neanche come faremo a Natale con la produzione dei panettoni. Qui si naviga a vista». E, intanto, già il pane condito, la treccia e i panini all’olio sono sospesi dalla produzione.
Del resto, con rincari di 5 volte, il passo successivo è tagliare il personale. Come ha fatto il panificio Zanella, storico forno fondato nel 1964, che lavora all’ingrosso per supermercati e negozi: da lunedì ridurrà l’attività. «A breve si creerà un problema per parecchie rivendite che non troveranno più il pane. Perché se vendi pane all’ingrosso lo devi vendere a un terzo del suo prezzo e con queste bollette non vale più la pena…», conferma Mafaro. Thomas Giardini, titolare di ’Pane e dolci’ di via Pontevecchio 19/B, si limita a far vedere l’ultima bolletta: 6.400 euro a fronte dei 1.300 euro pre-crisi energetica. «Con 5mila euro in più d’energia, il rischio è di ridurre il personale. Il lavoro per fortuna c’è, ma quello che si fa non basta per pagare i costi esorbitanti della luce. Abbiamo tanta paura. Questo è il lavoro della mia vita, che cosa faccio a 50 anni?». Nel frattempo, Giardini prende qualche accorgimento per risparmiare. «Ho la fortuna di avere un forno elettrico, quindi quando finisco un certo tipo di produzione, posso chiudere qualche camera dell’apparecchio». Ma si tratta di palliativi, nell’attesa dell’ennesimo salasso. Da qui, l’appello di Giardini è al prossimo goveno: «Non possiamo più aspettare».
ros.carb., Il Resto del Carlino -6 ottobre 2022
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