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Sangalli: caro bollette, 120 mila pmi a rischio. Ora ristori più ampi

Il presidente Confcommercio: «I costi? Il triplo della Francia»

Presidente Sangalli, dal mese scorso i prezzi dell’ener­gia in Europa hanno registra­to valori superiori anche di dieci volte rispetto al quelli considerati normali. Qual è la situazione in Italia?

«Secondo gli ultimi dati elaborati dall’Osservatorio Confcommercio-Nomisma, i prezzi dell’energia in Italia so­no molto più alti rispetto ad altri Paesi».

Può fornirci dei dati?

«Ne basta uno: rispetto alla spesa per l’elettricità, que­st’anno i nostri alberghi, bar, ristoranti e negozi pagheran­no una bolletta tra il 40% e il 6o% in più rispetto alla Germa­nia, e addirittura tripla rispet­to alla Francia».

Con quali effetti a oggi?

«Si rafforza l’allarme che avevamo lanciato a giugno, in occasione della nostra Assem­blea pubblica: ciò che non ha fatto la pandemia ai servizi e al commercio, rischiano di farlo gli insopportabili costi ener­getici».

Può fare degli esempi?

«Già oggi molte imprese stanno riorganizzando o ridu­cendo i servizi: aumenta, ad esempio, il ricorso ai piatti freddi nella ristorazione. Si adotta nei panifici la panifica­zione a giorni alterni».

C’è un rischio concreto di ulteriori chiusure?

«Sì, da qui alla prima metà del 2023, almeno 120 mila pic­cole imprese del terziario so­no a rischio, con la perdita di oltre 370 mila posti di lavoro. Una stima prudenziale che non tiene conto delle imprese più grandi. Senza dimenticare il dramma che stanno vivendo famiglie e imprese colpite dall’alluvione nelle Marche, dove serve un grande sforzo collet­tivo per ripristinare, al più presto, il sistema economico e produttivo».

Ci sono segni concreti di re­cessione secondo le vostre sti­me?

«Prevediamo che il Pil nel terzo trimestre segni un -o,8%, seguito da un’ulteriore mode­rata caduta nel quarto trime­stre. Il 2022 si chiuderebbe, così, con un Pil al +3%, in netto calo rispetto al +5,5% del pri­mo semestre. Senza dimenti­care gli effetti di un’inflazione galoppante che, in media d’anno, dovrebbe toccare il 7,5% con un picco massimo a settembre del 9,2%».

Ci sono misure che si pos­sono intraprendere a livello europeo?

«Certo, in raccordo con l’Europa bisogna mettere in campo interventi strutturali per fronteggiare l’emergenza energetica, contenere l’infla­zione e contrastare, dunque, il pericolo recessione».

A cosa si riferisce?

«All”‘energy recovery fund”, alla ·fissazione di un tetto al prezzo del gas e alla revisione dei meccanismi e delle regole di formazione del prezzo del­l’elettricità».

Il decreto Aiuti-ter sarà utile?

«Contiene misure utili a mitigare l’impatto dell’emer­genza energetica sulle impre­se, che vanno rafforzate te­nendo conto del fatto che i crediti d’imposta potenziati, mi riferisco a quello per i “non energivori”, riguardano il prossimo bimestre ottobre­ novembre. Occorre consentire che coprano anche il trimestre luglio-settembre, oltre che il prossimo mese di dicembre».

E sulle bollette?

«Andrebbe previsto un maggior ristoro per quelle con incrementi dei costi dei con­sumi elettrici per KWh supe­riori al 100%. E andrebbe raf­forzata anche la portata degli interventi messi in campo per fronteggiare gli effetti del ca­ro-carburanti nel settore dei trasporti».

C’è un pacchetto relativo ai crediti?

«Servirebbe il potenzia­mento degli interventi degli strumenti di garanzia, l’allun­gamento della durata dei pre­stiti garantiti e il rinnovo delle moratorie. E andrebbero ri­proposte le misure emergen­ziali della fase pandemica in materia di riduzione del capi­tale sociale e di sospensione temporanea degli ammorta­menti. Così come servirebbe­ro soluzioni che consentano, in deroga temporanea ai prin­cipi contabili, un ammorta­mento pluriennale dei costi energetici».

Inizia una nuova legislatu­ra, cosa si aspetta?

«A tutte le forze politiche abbiamo chiesto responsabili­tà repubblicana: consapevo­lezza, cioè, delle sfide che il nostro Paese deve affrontare e della necessità di scelte conse­guenti. A partire, ovviamente, da quanto occorre fare, anche a livello europeo».

Il Pnrr va rivisto?

«Non ci sono scorciatoie: sulla scia del “cantiere” del Pnrr, servono buone riforme e buoni investimenti. Riforme ed investimenti che facciano funzionare il nostro Paese meglio ed in modo più semplice liberando le energie del lavoro e delle imprese italiane».

Antonella Baccaro, Corriere della Sera – 25 settembre 2022

Carlo Sangalli
Carlo Sangalli – Presidente Confcommercio Imprese per l’Italia

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