Proroga anti-crisi decisa dal governo, si va al 31 dicembre. La stretta in piazza Santo Stefano rischia di slittare, si attende l’ok delle Belle Arti
Vincono i commercianti, che potranno usufruire fino alla fine dell’anno di una dotazione extra di dehors, anche durante la stagione più fredda. E interrompe il grande riordino dei tavolini all’aperto il Comune di Bologna, che specie in piazza Santo Stefano li taglierà e che sostanzialmente vedeva già di buon occhio il ritorno alla gestione ordinaria dei dehors in tutta la città, dal primo ottobre. Ma così, appunto, non sarà, perché il Dl Aiuti ter, approvato, contiene la proroga al 31 dicembre 2022, in coerenza con le misure sul distanziamento interpersonale in vigore fino a quella data, delle semplificazioni per le occupazioni di suolo pubblico da parte di bar e ristoranti introdotta nel 2020 in piena emergenza Covid. Ma stavola c’è anche il caro-energia che rischia di fare abbassare le serrande alle attività, quindi il prolungamento di buon senso a un certo a Roma è sembrato inevitabile. Come detto però, Bologna aveva altri piani, anche se la situazione di fatto cambierà poco. I dehors Covid ci saranno fino alla fine dell’anno, poi a meno di nuove proroghe Palazzo d’Accursio darà il via al riassetto dei progetti speciali in piazza Santo Stefano (dove i dehors diminuiranno sensibilmente), in via delle Moline (riordino e riduzione) e nelle vie San Gervasio e Belvedere, dove la situazione resterà pressocché identica al piano ordinario di sempre. Tutta questa manovra però sembrerebbe quasi destinata a slittare di qualche settimana (si doveva partire il primo gennaio 2023), a meno che il necessario ok dalla Sovrintendenza – che ancora manca – dovesse arrivare entro fine mese. Dopo l’autorizzazione delle Belle Arti servono infatti 90 giorni per modificare i progetti speciali, e a questo punto pare probabile che si andrà almeno a gennaio inoltrato.
Intanto si dice soddisfatta Ascom Bologna. «La proroga è stata riconosciuta a livello nazionale, a fronte delle richieste delle organizzazioni e delle associazioni di categoria – spiega il direttore Giancarlo Tonelli –. L’istanza era stata presentata anche da noi, sia da Confcommercio, sia da Fipe, per cui siamo soddisfatti. Mentre stiamo uscendo dalla pandemia, seppur lentamente, la crisi energetica e il caro-bollette imponevano una scelta diversa da parte del legislatore, per far sì che le attività commerciali, almeno, riescano in questi mesi a recuperare negli incassi quanto stanno perdendo con i costi dell’energia. Nel settore quelle cifre sono quadruplicate rispetto a un anno fa, fortunatamente è stato applicato un po’ di buon senso, perché i dehors sono ancora molto usati e lo saranno. Vedremo come andrà in questi mesi – conclude Tonelli –, vedremo se sarà necessario chiedere un’altra proroga».
Esulta Confsercenti. «Un risultato importantissimo per bar, ristoranti e tutte le attività economiche che lavorano nel settore del turismo». L’associazione rivendica di essersi schierata «per prima nell’estate scorsa sulla necessità di prorogare fino al 30 settembre» dei dehors concessi dopo «le lunghe chiusure dei locali nel 2020 e nel 2021 a causa del lockdown imposto dalla pandemia». Poi, raggiunto quell’obiettivo, «è stata sempre Confesercenti Bologna che non si è fermata davanti a questo, seppur positivo, risultato e ha insistito in tutte le sedi per un’ulteriore proroga fino alla fine dell’anno». Quest’estensione, commenta Massimo Zucchini, «è l’unico aiuto reale concesso ai pubblici esercizi in questa difficilissima fase economica». Molti operatori, aggiunge il presidente provinciale di Confesercenti, «si sono indebitati per poter restare aperti e per molti pubblici esercizi avere la disponibilità di un dehors all’esterno, diventa determinante, anche perché turisti e consumatori cercano spesso uno spazio all’aperto». Infine il dramma bollette. «Stanno generando un pericoloso vortice per bar e ristoranti. Il costo delle utenze è a un livello insostenibile e il quadro è destinato a peggiorare ulteriormente». Senza questa la proroga c’era insomma «la quasi certezza di un’ulteriore riduzione dell’attività delle imprese – conclude – , con inevitabili conseguenze sull’occupazione».
Paolo Rosato, Il Resto del Carlino – 25 settembre 2022