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Commercio e servizi, il caro gas fa tremare 120mila imprese

Confcommercio: corsa dei prezzi delle materie prime energetiche e inflazione mettono
a rischio 370mila dipendenti. Frausin (Federdistribuzione): «Il Governo dia risposte in tempi rapidi»

«La situazione è insostenibile, troppe aziende non hanno futuro. Il Governo ci dia delle risposte in tempi rapidi, siamo in una fase delicata della politica». Si rivolge direttamente all’Esecutivo Alberto Frausin, presidente Federdistribuzione durante la conferenza stampa sull’impatto del caro energia sulle imprese del terziario e della distribuzione moderna organizzata insieme a Confcommercio, Ancc-Coop e Ancd-Conad. Inflazione e bollette insostenibili colpiscono il commercio, la distribuzione moderna, il
terziario. A rischio c’è la sopravvivenza di circa 120mila realtà del terziario con 370mila posti di lavoro.
Le quattro organizzazioni chiedono con urgenza a Parlamento e Governo un articolato pacchetto di misure di aiuto per disinnescare la mina degli extra costi.

Fra le richieste c’è l’aumento del credito d’imposta per l’energia elettrica dal 15% al 50% nel caso di aumenti del costo dell’energia superiori al 100 per cento. Una misura che andrà prolungata fino alla fine del 2022. È inoltre giudicata come necessaria la rateizzazione delle bollette almeno fino al dicembre 2022 e l’aumento fino al 90% della copertura offerta dal Fondo di garanzia per le Pmi anche per i finanziamenti richiesti dalle imprese per far fronte alle esigenze di liquidità determinate dall’aumento del prezzo dell’elettricità. Necessaria anche una maggiore inclusività del credito d’imposta estendendolo alle realtà con una potenza installata inferiore ai 16,5 kW.

Si chiede inoltre l’esonero degli utenti finali dal pagamento degli oneri generali di sistema fino al ritorno ai valori pre crisi. C’è timore per un calo dei consumi. «Se così fosse – avverte Lino Enrico Stoppani, vicepresidente vicario di Confcommercio – si può dire addio ai sogni di crescita del Paese. Per cui si richiedono interventi di natura emergenziale e strutturali. Serve più Europa con un Recovery fund energetico e c’è bisogno anche di più Italia per andare contro i no preconcetti». Molto grave la situazione della moderna distribuzione che nell’arco di pochi anni ha visto moltiplicarsi i costi. «Dal 2019 al 2023 il costo dell’energia avverte Marco Pedroni, presidente di Ancc-Coop e Coop Italia, nel suo intervento – è passato da 1,5miliardi a quasi 6 miliardi, più del 300 per cento. In termini di vendite, l’energia pesava per l’1,5% sulle vendite, nel 2022-23 peserà fino al 5%. È tantissimo, perché la grande distribuzione ha di utile medio di un punto e mezzo».

Per finire Francesco Pugliese, ad di Conad, guarda con preoccupazione al domani: «Se non si interverrà su imprese e famiglie, le difficoltà saranno tante. Se proiettiamo i costi dell’energia di luglio e agosto, l’incidenza sul fatturato arriva tra il 6-8%. La nostra struttura industriale e commerciale è caratterizzata da una patrimonializzazione molto bassa». Da qui la richiesta di tassare gli extra profitti accumulati delle imprese dell’energia. «Questi extra-profitti devono essere tassati, non hanno nessuna valenza di strategia di impresa. Hanno vinto alla lotteria», incalza l’ad di Conad.

Il Sole 24 Ore, 1 settembre 2022

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