L’allarme del presidente dell’ospedalità privata: «Nelle cliniche non possiamo certo restare al freddo Non sono previsti sgravi fiscali e non possiamo ridefinire le tariffe, perché sono decise a livello regionale»
Costi energetici che, nel giro di due anni, per alcune cliniche mediche del Bolognese sono aumentati di oltre il 220 per cento e stanno portando i bilanci verso il rosso mettendo a rischio l’apertura delle strutture. Le cose sembrano andare ancora peggio nel settore socio-sanitario, cioè nelle case di riposo. Lancia l’allarme Averardo Orta in qualità di presidente Aiop Bologna (l’associazione che riunisce l’ospedalità privata) e di Echo (European Confederation of Care Home Organisations, l’organizzazione per il miglioramento del comparto sociosanitario, nell’ambito terza età e disabilità).
Come sta andando con i costi dell’energia per le vostre cliniche?
«I costi sono ormai arrivati alle stelle: per certe strutture sono aumentati di oltre il 220 per cento in appena due anni. La tenuta è a serio rischio», dichiara il presidente Orta.C’è qualche aiuto in vista che possa, almeno, limitare i danni?
«No. E non sono previsti nemmeno sgravi fiscali, nonostante le nostre cliniche operino nel privato accreditato. Quindi non abbiamo la possibilità di ridefinire le tariffe, perché quelle sono decise a livello regionale e non possiamo aumentarle».Cosa potete fare per cercare di mantenere il bilancio almeno in equilibrio?
«Non possiamo ridurre il personale, perché l’assistenza deve essere assolutamente garantita ai pazienti. E non possiamo nemmeno diminuire il riscaldamento, come è stato proposto per gli edifici pubblici».Perché questa soluzione non è possibile?
«Noi dobbiamo restare in un range che va dai venti ai ventidue gradi: questo dicono le normative e questo noi rispettiamo. Per quanto riguarda i macchinari, non possiamo certo spegnere le luci nelle sale operatorie e tutte le macchine diagnostiche consumano l’energia che è necessaria».Vie di risparmio energetico sono state esplorate?
«Ho incaricato un team di esperti per vedere se potevamo risparmiare in qualche settore. Ma i tecnici, dopo sopralluoghi e analisi, mi hanno riferito che stiamo già mettendo in atto tutto quello che è possibile: dai pannelli solari alle luci a led, alle caldaie a condensazione. Se non succede nulla, soprattutto nel settore socio-sanitario, quindi nelle case di riposo, tra la fine di quest’anno e l’inizio del prossimo ci potrebbero già essere le prime chiusure».Le conseguenze?
«Anziani che non hanno più un posto e sono costretti a rivolgersi agli ospedali pubblici. Per quanto riguarda le cliniche, stiamo cercando di resistere e vedere come verranno impiegati i circa tre milioni di euro di fondi, per Bologna e provincia, che la Regione ha già deliberato».Ne avete già parlato con le istituzioni?
di Monica Raschi, Il Resto del Carlino, 29 agosto 2022
«Abbiamo avuto un incontro a luglio ma il piano non è stato ancora dettagliato. Questa sarebbe una boccata di ossigeno, ma non la soluzione: servono politiche per l’energia ben precise».