Dalla GAM allo spazio ‘virtuale’ di ONO: sempre più esperienze vanno all’estero. «Così promuoviamo la creatività italiana fuori dai confini. Il web ci aiuta molto»
Il punto di partenza è Bologna, la destinazione il mondo. È un po’ questo ciò che accomuna due realtà estremamente diverse, seppur sempre legate al settore dell’arte. Una è la Galleria d’Arte Maggiore, conosciuta in città per la sua attività di promozione all’estero di artisti moderni e contemporanei, che la famiglia Calarota porta avanti dal ‘78. L’altra realtà è ben più ‘giovane’: si chiama ONO arte ed è uno spazio commerciale dedicato alla fotografia, fondato nel 2011 da Maurizio Guidoni e Vittoria Mainoldi. Inizialmente aperta in via Santa Margherita, oggi ONO arte si trova in Via Urbana 6. «A dir la verità – spiega Mainoldi – la sede di via Urbana al momento è chiusa al pubblico per varie ragioni. Innanzitutto, perché negli ultimi anni la nostra attività si è spostata sempre di più verso l’organizzazione di mostre fotografiche museali, in Italia e nel mondo. Siccome abbiamo notato che c’era molta richiesta in questo senso, abbiamo deciso di dedicarci a tempo pieno alla curatela».
«Inoltre – prosegue Mainoldi – alla vetrina abbiamo preferito uno shop virtuale, sia perché ci consente di raggiungere un bacino di clientela più ampio, sia perché ci siamo resi conto che i collezionisti oggi sono disposti ad acquistare pezzi fotografici importanti anche senza vederli dal vivo». «L’estero – conclude la co-titolare di ONO arte – ha rappresentato per noi un’opportunità più che un’esigenza, sia dal punto di vista commerciale che espositivo. In primo luogo, perché i musei stranieri fanno altri numeri in termini di biglietti venduti rispetto all’Italia. In secondo luogo, perché altrove c’è proprio una cultura diversa in quanto ad apprezzamento dell’opera d’arte. A parità di genere di ciò che trattiamo, l’acquisto di una fotografia viene considerata quasi come un’esperienza di vita o comunque come qualcosa su cui si investe, non necessariamente per speculazione. Anche in Italia un tempo si ragionava così, ora non più, e credo che il mercato ne abbia risentito».
Di tutt’altro tipo è l’attività della Galleria d’Arte Maggiore, storica realtà bolognese che da anni si dedica alla valorizzazione di artisti moderni e contemporanei, partecipando anche alle fiere del settore più importanti a livello internazionale (tra le quali, per esempio, Artgenève, ArtBasel, Tefaf e altre). «È dalla metà di marzo che non ci fermiamo un attimo – afferma la direttrice Alessia Calarota –: in questi mesi abbiamo partecipato a cinque fiere straniere e a due italiane, tra le quali ArteFiera in sostegno della nostra città. Termineremo con Artmonte-carlo».
«Partecipare a una fiera – prosegue Calarota – non significa soltanto commerciare opere d’arte, ma anche educare il pubblico alla fruizione delle stesse, significa raccontare i nostri artisti a un collezionismo straniero che spesso non sa nemmeno chi sono o che magari li vede per la prima volta. È il caso, peresempio, di Giorgio Morandi, che dopo 15 anni di lavoro siamo riusciti a portare nel mercato asiatico partendo da zero; per intenderci, le prime volte che abbiamo esposto dei quadri di Morandi in Cina ci chiedevano addirittura di toccarli!».
«In sostanza – conclude la direttrice della G.A.M –, il nostro obiettivo consiste prevalentemente nella promozione dell’arte italiana all’estero, anche perché in Italia ci sono già istituzioni dedite a tale scopo, come per esempio le fondazioni o i musei. Se il nostro sguardo è rivolto anche oltre ai confini nazionali, è solo per adattarci alle del mercato internazionale».
Manuela Valentini, Il Resto del Carlino – 24 luglio 2022