«Bisogna investire: basta coi bonus». Il presidente regionale di Confcommercio: «Abbiamo perso 5mila imprese al dettaglio in dieci anni»
BOLOGNA Il mondo del commercio, e di conseguenza il turismo in piena stagione, soffre e nuota in acque forza nove fra costi energetici che schizzano come missili verso l’alto, il gasolio che corre, la propensione al consumo che è in frenata per la crisi che pesa su famiglie e aziende. Tempi duri per i troppo buoni. Alcune riflessioni con Enrico Postacchini, presidente Emilia-Romagna di Ascom Confcommercio, alla vigilia dell’assemblea regionale.
Confcommercio che obiettivi ha per le proprie imprese?
«Cerchiamo di sviluppare soprattutto l’innovazione digitale e la formazione del personale, sperando che lo Stato ci sostenga. Niente elemosine, ma alleggerimento della tassazione e nuovi strumenti per ridurre l’insolvenza delle aziende e sostenere gli investimenti. Meglio questa strada che i troppi bonus e sportelli di pronto soccorso avviati anche dalla Regione».
Siamo quasi a fine giugno: come la mettiamo con la mancanza di personale che investe il turismo?
«È un problema non ancora risolto nella maggioranza dei casi. Il personale manca quasi ovunque e le aziende si arrangiano nelle turnazioni, spesso a scapito della qualità del servizio».
Dove sono gli spazi rimasti vuoti?
«Mancano cuochi, camerieri, personale per gli alberghi, baristi. Anche i centri commerciali con centinaia di dipendenti sono in sofferenza».
Stipendi bassi?
«Solo in alcuni casi. Gli esercizi aderenti a Confcommercio rispettano i contratti, dal turismo ai servizi, e le retribuzioni sono buone e con tutte le tutele. È un mix di fattori che crea il problema: c’è meno spirito di sacrificio, anche nei giovani, e il reddito di cittadinanza non incoraggia l’occupazione».
A Bologna avete lanciato Sos lavoro.
«Sono arrivati mille curricula, ma poi quando si tenta di incrociare le esigenze dei lavoratori e quelle degli esercizi molti candidati lasciano. Oggi anche i giovani cercano ritmi di lavoro più blandi e sono attenti più ai diritti che ai doveri».
Quali sono i settori che oggi soffrono di più la crisi dei consumi?
«Si va un po’ a macchia di leopardo. Flette l’abbigliamento, nel mercato dell’auto va molto l’usato e rallenta la vendita del nuovo, gli alberghi sono in ripresa nelle città più che in provincia, ma con fatica».
I fortunati che non sentono la crisi?
«Vanno bene le società di servizi alla persona, alla sanità e alle imprese. Gode di ottima salute il settore assicurativo».
I costi dell’energia chi penalizzano maggiormente?
«Si va da settore a settore. Pizzerie, panificatori e ristoranti sono gli ambiti che subiscono il peso maggiore. I trasporti incidono parecchio sul comparto alimentare, soprattutto sulla consegna dei cibi freschi».
Come va il saldo del numero di aziende in Emilia Romagna?
«Nel commercio al dettaglio siamo passati da 47.964 imprese attive nel 2012 a 42.635 nel 2022, con una flessione di 5.329 unità. In generale, i cali maggiori si sono evidenziati nel commercio all’ingrosso e proprio in quello al dettaglio, nei servizi di ristorazione e nell’agricoltura. Ma a Bologna il saldo fra chiusure e aperture nel 2022 è comunque attivo perché hanno aperto molte piccole imprese»
Beppe Boni, Il Resto del Carlino – 21 giugno 2022