Via al concorso internazionale per riqualificare l’area ai Prati di Caprara e il Palazzo Aiuto Materno
Non più cemento, ma costruzioni a basse emissioni e progetti che garantiscano efficienza energetica. È questo l’obiettivo di «Reinventing cities», concorso internazionale indetto da C40, la rete internazionale di città impegnata sul fronte della crisi climatica, che è stato presentato ieri nell’area Dumbo. A Bologna, una delle quattro città italiane interessate dal bando insieme a Roma, Napoli e Milano, le aree individuate per essere rigenerate sono due: quella del Ravone-Prati — di proprietà delle Ferrovie dello stato — e il Palazzo Aiuto Materno dell’Asp di Bologna, incastonato tra via Don Minzoni, via del Porto e via Rosselli.
I team che vorranno provare e rigenerare la città dovranno presentare le proprie manifestazioni di interesse entro il 20 settembre, ma i vincitori si sapranno solo nel 2023. I gruppi dovranno inoltre rispettare i criteri di sostenibilità ambientale e sociale ed essere multidisciplinari. Se in una prima fase basterà presentare i progetti, nella seconda serviranno investimenti adeguati a realizzarli. «Ci aspettiamo idee e ci aspettiamo coraggio», sottolinea il sindaco Lepore durante l’evento di presentazione «Rigenerare la Grande Bologna con la conoscenza».
Nel caso dell’area del Ravone «parliamo di quasi 200 mila metri quadrati: 140 mila acquisiti come Comune di Bologna, gli altri — spiega il primo cittadino — saranno oggetto di questo concorso». Si tratta della «più grande acquisizione pubblica da parte del Comune di Bologna negli ultimi quarant’anni», dice l’assessore all’Urbanistica Raffaele Laudani. Nell’area del Ravone messa a bando è previsto un insediamento fino a 46.000 metri quadrati di superficie lorda, che dovrà avere un mix funzionale di uso direzionale e commerciale e sarà vincolato ad avere almeno il 30% di spazio destinato all’edilizia sociale.
Nel caso del secondo progetto, il Palazzo Aiuto Materno, parliamo di un edificio di cinque piani, più una parte interrata e un sottotetto, che occupa 10.800 metri quadrati di superficie lorda. Qui i team che parteciperanno al concorso si sfideranno con l’obiettivo di creare «forme di abitazione collaborativa, in particolare tra studenti e universitari e ricercatori». Anche il luogo in cui il progetto è stato lanciato non è casuale. Proprio sulla rigenerazione dell’area Dumbo, infatti, Lepore aveva basato la sua battaglia come assessore alla Cultura. Un lavoro apprezzato da Umberto Lebruto, ceo di Fs Sistemi urbani, convinto che l’esperienza dell’area Dumbo «consente di toccare con mano la differenza che si fa andando a far rivivere questi luoghi». Sulle ex aree ferroviarie, aggiunge, si gioca «un sogno di rigenerazione che guarda al futuro e oggi mi sento di dire che quel sogno inizia ad avere gambe».
«Dopo l’accordo con Fs e il recente finanziamento dei Piani urbani integrati nell’ambito del Pnrr — dice l’assessore Laudani — compiamo oggi un nuovo importante passo verso la trasformazione delle aree ferroviarie e della città». Il bando lanciato da C40 è inserito all’interno di uno dei progetti bandiera dell’amministrazione bolognese, la Città della conoscenza, che punta a una riqualificazione urbana attraverso investimenti pubblici, privati e provenienti dal Pnrr. Un piano di cui fanno parte il Polo della memoria democratica, l’ex mercato ortofrutticolo della Bolognina, il parco del Dlf e il percorso ciclopedonale della «via della conoscenza». La Città della conoscenza verrà finanziata con le risorse dei Piani urbani integrati del Pnrr, assegnate dal ministero dell’Interno: 157 milioni di euro di cui 106,6 per la Città della conoscenza.
Il mix di investimenti pubblici e privati potrà garantire «il salto di qualità a Bologna che in questi dieci anni è diventata una città internazionale — sostiene Lepore — ma che nei prossimi dieci dovrà rimanere internazionale», sapendo qualificare «la propria identità in questa dimensione. Per questo abbiamo scelto una vocazione, quella della conoscenza». Bologna, è convinto il sindaco, grazie a questi progetti diventerà «tra i punti di riferimento europei nel campo dell’innovazione, della ricerca e dell’accoglienza dei talenti perché ci saranno anche studentati, spazi per le imprese, per i ricercatori e i residenti».
Anche il rettore dell’Alma Mater Giovanni Molari, intervenuto durante l’evento, si dice convinto che la Via della conoscenza, che tocca anche le varie sedi decentrate dell’Ateneo, «possa portare grossi contributi allo sviluppo della città nei prossimi anni». Ma, precisa il rettore, «anche e soprattutto in termini di mobilità, perché se riuscissimo a collegare bene l’aeroporto e la stazione con tutte le attività che si svolgono nella Via della conoscenza, che include Fiera e Tecnopolo, credo che faremmo un grosso passo avanti». Proprio i collegamenti, sostiene il rettore Molari, sono ciò che manca oggi e che, se potenziati, «farebbero funzionare meglio tutto».
di Francesco Betrò, Corriere di Bologna, 17 giugno 2022