Intervista a Bernabò Bocca, presidente Federalberghi: un monopolio, serve un’intesa
ROMA – «Commissioni che oscillano tra il 15 e il 20%, con punte fino al 30%. Significa che per una stanza che costa 100 euro a notte, 30 finiscono a Booking ed Expedia. Il problema è che gli alberghi hanno zero potere negoziale con queste piattaforme. Dopo due anni di Chiusure e di pesanti ricadute economiche il tema del margine di intermediazione va affrontato». Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi, non può essere tacciato di avere un approccio dirigista. È un convinto liberale, ex senatore di Forza Italia, ha sostenuto in Parlamento la battaglia per superare la clausola di «parità tariffaria» contro le agenzie online. Alla fine spuntandola perché ora gli alberghi, sui loro siti, possono praticare un prezzo più basso rispetto a quello pubblicizzato sulle piattaforme. Ieri l’emendamento, proposto dal senatore-albergatore Massimo Mallegni, che imponeva un tetto dell’8%, è stato però bocciato. Probabilmente, se fosse passato, sarebbe stato impugnato dai portali.
Non crede che normare per legge le clausole di un contratto tra privati sia contrario alla libertà d’impresa?
«Le dico infatti che avrebbe avuto poche chance di essere applicato perché i ricorsi sarebbero stati infiniti. Ma il tema resta. Le faccio un parallelo: ci sono alcuni circuiti di carte di credito che hanno commissioni molto alte e altre molto basse. Bene, anche in negozi di fascia alta succede spesso che un certo tipo di carta non venga accettata se presenta commissioni insostenibili. Ma lì c’è maggiore concorrenza, qui siamo di fronte ad un monopolio».
Però Internet ha portato ovunque, su qualunque dispositivo, ogni tipo di alloggio segmentando i prezzi in base alle esigenze: ci avete guadagnato anche voi.
«Non nascondo questo, però le dico anche che con le agenzie di viaggio tradizionali il margine era del 10%. Pensavamo che Internet avrebbe democratizzato l’accesso all’offerta turistica. Semmai ha creato dei monopoli con innegabili storture. Sa qual è l’unico potere che abbiamo?».
Quale?
«Lo sciopero dell’offerta. A Rapallo tempo fa si misero d’accordo tutti gli albergatori ritirando all’unisono l’offerta di camere dai portali. Questo è l’unico potere che abbiamo. Senza l’offerta anche i grandi portali vanno in crisi. Se una città d’arte o un luogo di villeggiatura decidesse di farlo, anche Booking ed Expedia andrebbero in difficoltà».
Però su Internet spesso gli alberghi non si trovano o forse dovrebbe intervenire il sistema-Paese: per anni si è parlato di un portale italiano in concorrenza.
«Che servirebbe ma non si è mai fatto. Ha provato l’Enit con scarsi risultati. Noi, con i nostri 27mila associati, cominceremmo domani. Potrebbe farlo Cassa Depositi. Fondi pubblici per la fase di avviamento: noi ci impegniamo a caricare tutte le offerte di alloggi. In due anni diventerebbe profittevole».
E poi le tasse: tutti pagano il dovuto?
«In Italia c’è una legge del 2017 che ha imposto ad Airbnb di diventare sostituto d’imposta: dopo 5 anni, a causa dei ricorsi, non è stata mai applicata. Lei sa quanto i portali pagano d’Iva dagli introiti da commissione? Io no, neanche l’Agenzia delle Entrate».
Corriere della Sera – 10 maggio 2022