II direttore dell’Ascom: «Hanno trovato saracinesche e muri dei negozi imbrattati. Va ripensata la festa della Liberazione in città.»
«Quanto accaduto il 25 aprile in via del Pratello e dintorni dimostra la necessità di ripensare la festa della Liberazione nella nostra città». Giancarlo Tonelli, direttore Confcommercio Ascom, condanna gli «episodi di inciviltà» che hanno fatto da corollario alle celebrazioni del 15 aprile. «Ho mail e whatsApp intasati di messaggi di commercianti arrabbiati e avviliti. Quest’anno si è superato il segno. È arrivata l’ora di cambiare le cose».
Che cosa le scrivono i commercianti?
«Che da martedì mattina hanno dovuto lavorare per ripulire le saracinesche, i muri e le colonne dei loro negozi imbrattati durante la festa del 25 aprile. Per non parlare di danni di vario genere causati da quelli che sono stati veri e propri atti di vandalismo gratuito».
Parliamo di attività di via del Pratello?
«Non solo, la zona coinvolta dal caos fuori controllo dell’altra sera è ben più ampia. Riceviamo segnalazioni di associati Ascom anche da via San Felice, via Sant’Isaia, piazza San Francesco e dalla rete di stradine laterali, ridotte a orinatoi en plain air o anche peggio».
Il Comune assicura che i responsabili degli atti di vandalismo saranno individuati e sanzionati.
«Mi pare il minimo. Intanto, però, nell’attesa di vedere se e quando ciò avverrà, ciascun commerciante deve pagare di tasca propria i costi di pulizia. C’è molta amarezza…».
Il Comune e le forze dell’ordine potavano fare di più?
«Non sta a me dire chi avrebbe dovuto fare cosa. Ricordo però che l’amministrazione aveva emanato un’ordinanza antidegrado chiara, e che è assolutamente inaccettabile che si permetta che venga disattesa e calpestata come avvenuto lunedì. E che ci sia chi lo fa con la quasi certezza di non essere punito».
Lei che idea si è fatto? Chi sono i responsabili degli eccessi di lunedì?
«Sono convinto che solo una minoranza di chi ha partecipato ne ha approfittato per compiere atti incivili. È gente che nulla ha a che fare con la festa della Liberazione. Una celebrazione che andrebbe vissuta con uno spirito ben diverso».
Lei propone la revisione della ‘formula’ dei festeggiamenti. A che cosa pensa?
«Credo si debba riscoprire lo spirito originario del 25 aprile. Da bolognese, ricordo molto bene come i miei nonni e i miei genitori vivevano con entusiasmo e gioia la festa della Liberazione, che per Bologna è sempre stata soprattutto il 21 aprile».
Che cosa ricorda, in particolare?
«Ricordo gli occhi lucidi che avevano nel raccontare quel giorno di aprile del 1945 in cui i soldati polacchi e poi gli alleati entrarono in città da porta Mazzini per raggiungere piazza Maggiore. E fino al 25 aprile fu tutto un ritorno dei tanti bolognesi che erano sfollati dalla città».
Che cosa si sente di dire a chi l’altra sera ha affollato il Pratello e ha perso il controllo?
«Che questo non è lo spirito con cui si dovrebbe vivere la festa della Liberazione. Che nulla c’entra con gli atti di inciviltà e i vandalismi a cui purtroppo abbiamo assistito lunedì. Dobbiamo ripensare le modalità di svolgimento della festa, in modo che ritrovi il suo antico, vero spirito. Se bene organizzata e vissuta in modo positivo può anche diventare un grande evento per la città. Ma gli incivili vanno isolati. Non possono trovare cittadinanza in una giornata di festa, di libertà e soprattutto di valori importanti».
di Luca Orsi, Il Resto del Carlino, 28 aprile 2022