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La ripresa dei locali: le storie

«Casa Azzoguidi tra cene, brunch e colazioni pensa anche ai bolognesi» – «Riecco Berberè, la nostra scommessa dopo il lockdown»

Intervista a Lorenza Guerra Seragnoli

Il colpo d’occhio sotto al portico medievale è speciale, mentre all’interno il ristorante con cucina a vista si lascia alle spalle lo sfondo di un’opera di Rusty, della scuola artistica street bolognese. Siamo a Casa Azzoguidi (via San Nicolò 2) diretto da Lorenza Guerra Seragnoli, ristorante dell’hotel Corona d’Oro (4 stelle nel palazzo omonimo del Quattrocento) che s’ingrandisce acquistando questo ambiente dove si servono anche le colazioni. Ma il clou è la cucina del territorio firmata da Davide Simonetti.

Come nasce Casa Azzoguidi, signora Guerra Seragnoli? «Il Corona d’Oro è l’hotel di famiglia e una decina di anni fa, il vecchio direttore dell’hotel mi disse che c’era questo spazio inutilizzato e mi coinvolse nel progetto del ristorante nato una vita fa. Poi abbiamo aperto Casa Azzoguidi per dare supporto all’hotel che non aveva né sala colazioni né cocktail bar». 

A chi vi rivolgete? «È un posto per i bolognesi, non solo per i turisti. Abbiamo iniziato a settembre con cene mirate, a dicembre c’è stata l’apertura ufficiale e ora abbiamo il brunch la domenica dalle 12 alle 15, le cene e il cocktail bar e siamo aperti tutti i giorni, anche il lunedì sera. Il mercoledì c’è il menu bistrò, meno classico. Il dehors è il punto forte». 

Intervista a Matteo Aloe

Il punto di vista iconico della nuova pizzeria Berberè in piazza di Porta Saragozza è il cortile, riportato a uno splendore anni Cinquanta. È sempre magico il tocco dei fratelli Aloe, Matteo e Salvatore, uno in cucina e l’altro ai conti. E anche questo terzo locale che apre dopo Castel Maggiore e via Petroni, coniuga design, fascino e pizza da primato.

Matteo Aloe, i due anni di pandemia non sono stati facili. «Abbiamo dovuto lavorare, come tanti colleghi, solo col delivery. Ma essere attivi e investire sul futuro è stato il nostro pensiero fisso anche in quel periodaccio».

Che novità ci sono in piazza di Porta Saragozza? «Uno spirito di chiusura di un ciclo, perché abbiamo di nuovo aperto a Bologna dopo essere partiti da qui, con il primo locale a Castel Maggiore nel 2010. Avevamo davvero l’ansia da prestazione e invece è arrivato tutto l’affetto dei clienti affezionati. Dopo aver aperto in gran parte d’Italia e a Londra, è bello tornare qui. Anche se non siamo bolognesi, Bologna è la nostra casa. Qui c’è la nostra base con l’ufficio dove lavorano 12 persone».

Quando avete pensato al nuovo locale? «A maggio 2021, quando stavamo uscendo dal lunghissimo secondo lockdown».

b.c., Il Resto del Carlino -20 aprile 2022

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