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«Dalla nostra finestra, le piccole botteghe si affacciano sul mondo dell’e-commerce»

Consentono ai piccoli negozi e agli artigiani di vendere i loro prodotti online, così come fanno le grandi catene dei supermercati

E stanno raccogliendo fondi in rete per replicare il modello di Bologna ad altre città. «In Italia il mercato può solo crescere e queste botteghe rischiano di rimanere tagliate fuori dall’e-commercio», spiega Alessandra Anguillari, fondatrice e ad di Driiin.

Come nasce Driiin? «L’idea a marzo 2020, in pandemia, quando ci siamo resti conto che nella spesa online le botteghe artigianali erano tagliate fuori, perché le grandi catene avevano già portali attivi. In quei momenti o chiamavi al telefono il tuo negozio e ti facevi consegnare la merce a casa oppure niente. Da qui nasce l’idea di riproporre in rete un mercato della città per consentire di fare la spesa nei negozi in cui ognuno è abituato a farla, dando una vetrina online ai negozi fisici, che spesso sono poco digitali. Io e Luca Marchesi, l’altro fondatore, veniamo da un’esperienza pluriennale nel food, sul canale horeca, e ci siamo dedicati completamente a questo progetto. Poi lavoriamo con una società di comunicazione e una società di software, e abbiamo altri soci di capitale».

Ci sono altre piattaforme simili alla vostra, per la spesa online. «Esistono molte piattaforme di food delivery, ma non che sostengono la storicità di questi negozi, che mantengono vive le città. Inoltre spingono tutte sulla velocità di consegna, mentre i nostri prodotti non potremmo mai consegnarli in 10 minuti, perché sono per lo più prodotti artigianali, non di magazzino. Vogliamo proporre ai negozi un sistema automatico e facile per gestire la propria vetrina e aggiungere prodotti nuovi».

Chi fa le consegne per voi? «Per ora abbiamo una persona che fa le consegne per noi, nostro dipendente, più un accordo con la Ubm che fale consegne in bici. Copriamo tutta Bologna fino a un raggio di 30 chilometri, Ozzano, Valsamoggia, Granarolo o Pianoro».

Con quanti negozi lavorate? E con quanti ordini? «Siamo andati online il.14 ottobre 2020, partendo da cinque negozi, grazie al patrocinio dell’Ascom e del Comune, e adesso ne abbiamo più di 30, con 3mila utenti iscritti. Pur avendo esperienza nel campo, siamo una start up innovativa associati ad Art·Er, con prodotti che vanno dalla pescheria alla macelleria, fino a gastronomie, sfogline, enoteche o frutta e verdura. Ogni cliente si iscrive per provare e poi di solito continua a fare acquisti, ogni 15-20 · giorni. L’ordine medio è di 75 euro, ovviamente con picchi più alti in alcuni periodi dell’anno e nel fine settimana, quando arriviamo a25·30 ordini al giorno».

Come guadagnate voi? «I prezzi applicati online sono gli stessi dei negozi, le botteghe fanno un abbonamento, noi abbiamo una percentuale sullo scontrino e poi gestiamo tutto, dalla creazione della vetrina online alle consegne».

La raccolta di fondi online a cosa vi serve? «Il nostro obiettivo è di arrivare a circa 300mila euro per sviluppare la piattaforma e poi replicare Driiin in altre città. Stiamo lavorando su Torino ma vorremmo arrivare anche a Firenze, Roma e Milano. L’altra strada è spedire prodotti di Bologna nel resto d’Italia: pensi che a Natale abbiamo spedito dei tortellini a Cortina perché un cliente ce lo chiedeva Con la campagna di crowdfunding cerchiamo sia soci di capitale che soci industriali che vogliono sposare il progetto. Assumeremo anche persone».

Volete competere con i supermercati? «No, con la grande distribuzione perderemmo. Vogliamo offrire l’opportunità di acquistare anche prodotti di qualità, ma di nicchia, che vanno valorizzati. Chi acquista su Driiin in genere conosce bene il negozio da cui compra».

Resterà l’abitudine della spesa online anche dopo il Covid? «È un processo da cui non si torna indietro. La pandemia ha accelerato tutto di 4-5 anni, visto che in Italia siamo un po’ indietro rispetto agli altri Paesi I nostri clienti spesso sono professionisti che vivono soli, e si organizzano per avere tutto a casa. Ma ci sono anche quelli che fanno gli acquisti per il fine settimana, poi ragazzi giovani o stranieri che sono più portati a servirsi della tecnologia. In Italia il mercato può solo crescere».

Non temete la concorrenza di multinazionali come Justeat o Deliveroo, che nelle consegne a domicilio sono dappertutto? «La concorrenza c’è, ma i loro sono principalmente prodotti confezionati, che arrivano da un magazzino. Certo, sulla velocità non ce la giochiamo, ma i nostri prodotti hanno un’altra storia, propongono un altro tipo di racconto. Inoltre la nostra piattaforma è replicabile, oltre che in altre città, anche per altre tipologie di prodotti».

Marco Bettazzi, la Repubblica – 11 aprile 2022

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