Intervista a Anna Borghi, Marina Marchiori e Trilli Zambonelli
Anna Borghi del Metropolitan Hotel «I nostri prezzi non aumenteranno»
Cosa comporta un aumento così significativo delle bollette per il suo Hotel? «Sicuramente ci sono stati aumenti enormi, la bolletta della luce è raddoppiata mentre quella del gas è triplicata: se prima pagavo circa 3.000 euro di bolletta ora ne pago quasi 9.000 – fa notare Anna Borghi del Metropolitan Hotel –. Aspettavamo il momento dopo la pandemia per prendere un po’ di respiro. Ma, proprio mentre saremmo dovuti ripartire soprattutto con la stagione primaverile, avere costi fissi così alti è molto difficoltoso, si fa fatica a rimanere aperti. Il nostro hotel è aperto 24 ore su 24, 7 giorni su 7, sia che le strutture siano piene o vuote. E’ un problema che tocchiamo con mano e che si fa fatica ad affrontare. Speriamo che lo Stato faccia qualcosa, che intervenga il più presto possibile per fermare questi aumenti vertiginosi». A questo proposito, è fiduciosa oppure disillusa? «Sono speranzosa perché il turismo è il fiore all’occhiello dell’Italia, quindi mi auguro che Draghi ci aiuti, che ci diano crediti di imposta e che arrivino in tempi brevi. Mi sono consultata con alcuni colleghi della Francia e loro non hanno avuto questi rincari perché sono più autonomi, noi invece lo siamo poco. Anche in Germania ci sono stati aumenti, ma non a questi livelli. Il primo giorno che ho visto la bolletta ho pensato che ci fosse stato un errore. Si sapeva che sarebbero aumentate, ma non pensavo così tanto» Avete dei rimedi provvisori da adottare per abbassare i costi? «Non abbiamo un rimedio preciso, se non quello di affrontare la situazione e aspettare che tutto riparta. Al massimo, questi rincari ti portano ad assumere una persona in meno, ti fanno fare una miglioria in meno all’interno della struttura. Non penso, però, che la soluzione sia aumentare anche i nostri prezzi. Le prenotazioni stanno arrivando e arriveranno sempre di più con il passare della primavera. Non possiamo dire ’aumentiamo i prezzi’, perché dobbiamo cercare di far vivere la città. Se Bologna si riempie di turisti non solo fa bene a noi, ma anche ai ristoratori, ai musei, a tutto quello che ci circonda».
Marina Marchiori, La Sorbetteria Castiglione «Costretta ad aprire tre giorni a settimana»
Quali sono state le conseguenze del caro bollette sulla sua gelateria? «L’impatto è stato fortissimo: in alta stagione, a luglio, spendevo 2.600 euro. A dicembre, cioè in bassa stagione, ne ho pagati 3.950 – sottolinea Marina Marchiori de La Sorbetteria Castiglione –. Il gas, che uso solo per caramellare gli ingredienti e scaldare la crema pasticciera, da 80 euro è arrivato a 400. Ho solo due fornelletti, mentre l’elettricità mi serve ovviamente per creare il freddo e accendere i forni per le brioches e i croissant». Che rimedi ha adottato per fronteggiare questi aumenti? «A gennaio ho cambiato fornitori di energia elettrica per provare a diminuire un po’ i costi e spero di risparmiare, ma lo saprò da marzo in poi. Dalla prossima settimana, purtroppo, aprirò durante la colazione per soli tre giorni: sabato, domenica e lunedì. Lo faccio perché per la lievitazione e la cottura dei prodotti da forno le macchine devono rimanere accese per tutta la notte. Aprirò alle 11 come fanno i miei colleghi e conto di lasciare il negozio aperto un po’ di più la sera, anche per il delivery. Mi dispiace, non mi è mai successo, ma per me ora è necessario. Quando sei un imprenditore hai delle priorità. Dopo le bollette, poi, si pagano i dipendenti, perché le persone che lavorano con te non devono essere in difficoltà». Come vede il futuro della sua impresa? «Per noi questo doveva essere un grande momento: speravamo di ripartire alla grande dopo la pandemia. Poi è arrivata questa guerra e poi le bollette. Non è facile. Noi siamo stati più fortunati di altri, perché il gelato si presta molto bene alla consegna e all’asporto, quindi durante la pandemia siamo riusciti a cavarcela in questo modo. Per altri, invece, non è stato così».
Trilli Zambonelli, Car «Timer per ridurre i consumi inutili»
Qual è stato l’impatto del caro bollette sulla sua attività? «Le nostre fatture sono aumentate del 45 per cento – dice Trilli Zambonelli, titolare della concessionaria Car –. Bisogna considerare che dobbiamo pagare non solo le utenze normali, ma anche tutta l’energia elettrica che utilizziamo per l’officina e le colonnine elettriche per ricaricare le macchine ibride, che vanno aggiunte ai costi delle insegne e delle luci che illuminano il nostro negozio dopo la chiusura». Quali metodi avete adottato per cercare di risparmiare? «Abbiamo cercato di negoziare con i gestori e con i fornitori, ma non ci sono state possibilità di migliorare le tariffe e sgonfiare i prezzi, per cui abbiamo deciso di ottimizzare le accensioni e gli spegnimenti di quelle zone della concessionaria che utilizziamo saltuariamente grazie all’installazione di timer a spegnimento programmato. Tutto questo senza però dare l’impressione di essere meno presenti con la nostra attività. Questa è stata la nostra iniziativa in questo momento». Oggi (ieri; ndr) Coop Alleanza 3.0 ha annunciato di voler spegnere le insegne dei negozi quando sono chiusi. Ci avete pensato, come possibile soluzione per una riduzione dei costi? «E’ ovvio che ti viene in mente, ma eviterò di farlo. La nostra forza sta proprio nella posizione che abbiamo, voglio evitare di dare una sensazione di azienda chiusa o semichiusa. Capisco che possa essere un intervento giusto, ma ritengo necessaria, al massimo, una politica di ottimizzazione decisa a livello comunale per cui, per esempio, si decide di spegnere tutte le insegne dalle 20 in poi, ma lo si fa tutti insieme. In quel caso sì, mi adeguerei a una scelta presa insieme, ma azioni fatte dal singolo ho paura che diano una sensazione di chiusura, quasi di sconfitta e di mancata presenza. Spegnere quello che si ha non è la sensazione che voglio dare ai miei clienti e alla città».
Matilde Gravili, Il Resto del Carlino -16 marzo 2022
Comune e commercianti insieme per l’area nel cuore del centro: «Valorizziamo i negozi storici e favoriamo l’insediamento di nuove realtà»