La piccola e una ragazza di 16 anni sono arrivate ieri al Sant’Orsola in fuga dal conflitto: entrambe hanno neoplasie molto gravi
Mariana ha 17 mesi, un tumore molto grave e doveva essere operata a Kiev nei primi giorni di marzo. Invece è dovuta scappare con la sua mamma verso la campagna, dove abitava la nonna per sfuggire alla furia dei bombardamenti. A piccole tappe, grazie alla rete di collegamento della Caritas ucraina, hanno raggiunto il confine dove la Caritas polacca le ha accolte. Ma di altri cinque bambini e delle loro famiglie non si sa nulla. Adesso Mariana è ricoverata al Sant’Orsola dove continuerà la terapia e sarà valutata la possibilità di un trapianto di cellule staminali autologhe. Con lei, su un aereo messo a disposizione dalla Guardia di Finanza, è arrivata un’altra giovane ucraina di 16 anni, anche lei colpita da una grave neoplasia. Anche la sua storia è terrificante: aveva trovato rifugio nel bunker dell’ospedale di Zytomyr ma è dovuta fuggita con la mamma e un fratello a piedi per poi proseguire il viaggio con un pullman fino al passaggio del confine. Un’altra giovane di 22 anni, anche lei colpita da un tumore, è in cura al Policlinico ma non ancora ricoverata (è ospitata da Ageop Ricerca). «Queste richieste di aiuto le abbiamo ricevute direttamente dai medici che operano nelle sotto bombardamento – spiega Francesca Testoni, direttrice di Ageop Ricerca che più volte ha lanciato grida d’aiuto per riuscire a portare in Italia i piccoli pazienti oncologici rimasti in Ucraina –. Questi bambini li abbiamo seguiti al telefono in tutto il loro peregrinare, è stato veramente complesso seguirli giorno per giorno. Sono persone scappate a piedi o con mezzi propri perché in realtà i corridoi umanitari non ci sono: sulle ambulanze si fa il tiro al bersaglio, i convogli vengono bombardati e le persone non si fidano. Chi ci ha supportato in queste odissee è stata la Caritas polacca, insieme a quella ucraina». Alla domanda su quanti potrebbero essere i bambini con malattie oncologiche ancora bloccati in Ucraina, Testoni risponde: «Dai 1.000 ai 1.500».«La Regione è pronta a prendere in carico decine di bambini oncoematologici che necessitano di cure specialistiche, anche i trapianti – afferma l’assessore alla Sanità, Raffaele Donini – possono essere accolti al Sant’Orsola come hub, ma verranno poi collocati in tutta la rete ospedaliera della regione. Fino a ora sono arrivati oltre settemila profughi in Emilia Romagna e quasi seimila, in un paio di giorni, hanno ricevuto il tesserino per l’assistenza sanitaria». La macchina sanitaria c’è ed è già in azione: dal direttore generale del Sant’Orsola Chiara Gibertoni, al professor Marcello Lanari, primario della Pediatria d’urgenza e del Pronto soccorso pediatrico del Policlinico, all’oncoematologo Riccardo Masetti, al primario dell’Ortopedia oncologica Massimiliano De Paolis, con naturalmente tutte le loro equipe e il personale sanitario per cercare di curare queste giovani vite, scampate per un soffio alla furia bellica, ma con il cuore sempre là dove sono rimasti i padri e i fratelli più grandi a combattere.
Monica Raschi, Il Resto del Carlino -15 marzo 2022
Le associazioni: “Vanno forte i prodotti della tradizione. Giusto comprare nei nostri negozi di prossimità, aspetto che dà linfa vitale a quartieri e territorio”