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Dai negozi ai ristoranti scatta l’allarme rincari. «Ma le scorte ci sono»

Ascom e Caab: «Tra un po’ mancheranno mangimi e cereali»

I commercianti sentono di trovarsi di fronte alla “tempesta perfetta”: rincari del carburante, materie prime che scarseggiano, costi in aumento e nello stesso momento minore disponibilità economica delle famiglie e la sfiducia dei consumatori, che si traduce in gesti di paura, come l’accaparramento di alcuni beni di prima necessità.

«C’è un problema con il costo degli approvvigionamenti – spiega Giancarlo Tonelli, Direttore Generale di Ascom – in questo momento di alcune materie prime in particolare, ma che presto si ripercuoterà sulle altre. Il grano duro ad esempio adesso rappresenta un problema per la pasta e il pane. Ma anche per quanto riguarda la carne tra poco si corre il rischio che ci sia un problema di approvigionamenti. Già adesso invece c’è un aumento dei costi molto diffuso. È una filiera e il mangime degli animali è fatto con i cereali. Questo comporta che se partono aumenti sulle materie prime, questo problema si diffonde a catena». L’olio di semi, al cui acquisto in molti punti vendita è stato messo un tetto per i singoli clienti (non se ne possono comprare più di 4 confezioni a testa, ad esempio, alla Coop), potrebbe essere solo la punta dell’iceberg. «Noi abbiamo un problema gigantesco per gli autotrasportatori, noi rappresentiamo anche i benzinai ma ci dicono che non hanno voce in capitolo sugli aumenti e non portano nessun beneficio – continua Tonelli – quella cui assistiamo è una situazione diversa, ma quando dei ministri del governo parlano di fortissima speculazione, famiglie e aziende sono colpite da questo». L’effetto domino può portare solo a una contrazione dei consumi. «Le persone che devono pagare bollette astronomiche per il riscaldamento e la luce, che spendono di più per fare la spesa, non sono certo incentivate a prenotare la vacanze di Pasqua o comparsi un maglione – dice Tonelli – quindi questo rincaro fortissimo dei carburanti e delle materie prime ha effetto su tutta l’economia. Proprio nel momento in cui speravamo di vedere la fine del tunnel».

Secondo il Direttore del Caab, Andrea Segrè, il costo che si riflette in modo più forte sui prodotti alimentari è quello del trasporto. «Basta pensare che il prezzo di un prodotto sullo scaffale del supermercato è per il 10% legato alle materie prime e per il resto invece dovuto ad altre voci, come trasporto e packaging – spiega Segrè – quindi i rincari in questo momento sono dovuti principalmente a quello. Però i problemi con i cereali sono appena iniziati. Perché non si potrà fare nessun raccolto in Ucraina dopo la guerra, perché l’Ungheria ha già detto che userà il grano che possiede per sé, invece che esportarlo e perché c’è una fortissima siccità, che ci porterà a produrre di meno e quindi alzare i prezzi». Le prospettive quindi non sono rosee, questo sembrerebbe giustificare la corsa agli accaparramenti partita in questi giorni. «A parte che io vorrei chiedere cosa cucinano con 10 chili di farina – dice Segrè – ricordo che il vero “trucco” è non sprecare».

Anche da Coop e da Conad arrivano rassicurazioni sul fatto che i prodotti sono regolarmente disponibili, anche se su alcuni articoli, come l’olio di semi, Coop ha deciso di mettere un tetto agli acquisti. Anche i ristoratori e gli esercenti si trovano a fare i conti con problemi di approvigionamenti. «Alcuni prodotti cominciano a scarseggiare, come l’olio anche alcune salse o prodotti di ortofrutta – spiega Massimo Zucchini di Confesercenti, che gestisce il Pub Celtic Druid in pieno centro – purtroppo è un meccanismo inevitabile, tutto aumenterà. A partire dal costo del pieno di benzina del mio furgoncino, che ho pagato 158 euro. Credo proprio che tutti i nostri problemi partano da 11».

e.cap., la Repubblica – 14 marzo 2022
Giancarlo Tonelli

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