Il presidente di Confcommercio al Corriere delle Sera: “non è certo tempo di pensare a un ritorno delle regole “canoniche” del Patto di stabilità e crescita”. “Sarebbe importante un metodo di confronto strutturato tra governo e parti sociali”
Carlo Sangalli, da presidente di Confcommercio, in che misura la guerra in Ucraina richiede di rivedere le priorità post-pandemia?
«Prima di tutto bisogna riaffermare la ragioni della libertà, della democrazia e del diritto internazionale».
Poi però ci sono le ripercussioni sull’economia europea: un impatto dello 0,3%-0,4% del PII, secondo la Bce. E fino all’1% nello scenario peggiore.
«L’Europa nella crisi ucraina si sta dimostrando determinata e compatta. ifa deve esserlo anche nella direzione di una comune politica estera e di difesa e sicurezza, così come in quella energetica. E, intanto, andrebbe avviata al più presto la costituzione di comuni stoccaggi e riserve energetiche europee».
E sulle regole di bilancio?
«Non è certo tempo di pensare ad un ritorno delle regole “canoniche” del Patto di stabilità e crescita. Servono, piuttosto, nuova flessibilità e sostegno degli investimenti, così come accaduto durante la pandemia. E giuste e necessarie sono state le parole della presidente della Bce, Christine Lagarde, sul sostegno alla liquidità».
Le sanzioni contro la Russia la convincono?
«Occorre mitigarne le conseguenze sulle nostre economie. Conseguenze severe, se l’interscambio commerciale tra Italia e Russia è stato nel 2021 di circa 20 miliardi di euro. E ricordiamo, ancora, che i turisti russi sono top spender. sia per i servizi turistici, che per lo shopping. Si inizia a discutere di un fondo europeo a sostegno delle imprese. È necessario. Ma, intanto, andrebbe prorogato oltre la scadenza di giugno il regime temporaneo degli aiuti di Stato».
L’Osservatorio sui conti pubblici italiani valuta che l’impennata del prezzi delle materie prime potrebbe pesare nel 2022 fino a 66 miliardi di euro.
«Il presidente Draghi ha già chiarito che si è pronti ad intervenire per calmierare la crescita dei prezzi dell’energia. Interventi ulteriori rispetto ai 15 miliardi già stanziati. Già prima dello scoppio del conflitto stimavamo una spesa energetica nel 2022 per le imprese del terziario di mercato di quasi 30 miliardi di euro, con un incremento di oltre il 160% rispetto al 2021».
Quali misure sarebbero necessarie?
«Uno scostamento di bilancio per sterilizzare una quota parte degli oneri di sistema. Ma anche ai fini di una sterilizzazione dell’Iva sui carburanti, viste le tensioni sui prezzi del petrolio. Che divengono un problema dirompente per le imprese dell’autotrasporto. Nel settore la spesa per carburanti costituisce circa il 30% del totale dei costi operativi e nell’ultimo anno si sono già mediamente registrati, per ciascun veicolo pesante, maggiori costi per circa 10 mila euro. Che ora, per il conflitto, potrebbero arrivare fino a 42 mila euro».
Il problema energetico però e strutturale.
«Certo. Occorre diversificare con urgenza e rendere più sicuri i nostri approvvigionamenti. Ma anche rafforzare la nostra capacità di rigassificazione e rilanciare la produzione nazionale di gas. Fermo restando tanto l’impulso alle fonti rinnovabili, quanto quello della partecipazione italiana alla ricerca sul nucleare di nuova generazione».
Inflazione di febbraio al 5,7% e Pil in rallentamento. Il ministro dello Sviluppo economico Giorgetti ha segnalato la necessità di un approccio flessibile al Pnrr.
«È giusto. E sarebbe importante un metodo di confronto strutturato tra governo e parti sociali per affrontare un nuovo e difficilissimo frangente economico e sociale».
La guerra porta una nuova emergenza umanitaria.
«Che richiede la nostra solidarietà. Il che significa anche un sistema d’accoglienza per i profughi di guerra. Servono anche gesti semplici e simbolici che, se condivisi, hanno un loro valore intrinseco. Noi stiamo organizzando raccolte di beni di prima necessità attraverso le associazioni del terzo settore».
Antonella Baccaro
Dal Corriere della Sera del 5 marzo 2022
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