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Allarme in condominio, l’aumento dei costi energetici rischia di fare saltare il sistema e correggere i bilanci

di Andrea Tolomelli – presidente Abiconf

La situazione è veramente critica. I vertiginosi aumenti dei costi energetici stanno
mandando in crisi i bilanci dei condomìni. Nemmeno gli ipotizzati aumenti del 30, 40%
dei preventivi di spesa si stanno dimostrando sufficienti a colmare gli esponenziali
aumenti dei costi dell’energia e del gas. Purtroppo, non stanno crescendo solo le spese
per le componenti energetiche ma anche indirettamente tutti i costi per le
manutenzioni ed i servizi in quanto inevitabilmente sono colpite tutte le aziende
fornitrici dei nostri condomìni che si trovano, dunque, costrette ad aumentare i costi.
Necessari correttivi ai bilanci
Nemmeno noi amministratori di condominio, in questa situazione di generalizzati
aumenti dei costi, potremmo evitare di aumentare i nostri onorari; tutti noi in questi
giorni abbiamo ricevuto le bollette per gas e luce quasi raddoppiate. Per poi non parlare
dei costi del combustibile per le autovetture. I bilanci dei condomìni saranno pertanto
insufficienti a pagare le spese con regolarità.Saranno inevitabili correttivi ai bilanci con
rate straordinarie ma non potrà essere questa la soluzione del problema.Le
disponibilità ad oggi, più o meno, dimostrate dai fornitori di dilazionare le loro
spettanze non faranno che accumulare il debito e spostare in avanti gli impegni di spesa.
Ma rispetto a quali obiettivi? A quali speranze? La capacità reddituale di molti
condòmini è stata falcidiata dagli effetti economici del Covid – attività chiuse o sospese,
redditi dimezzati, tanti che usufruiscono degli ammortizzatori sociali a tempo. Nel
contempo, l’abitazione è stata inevitabilmente più vissuta, vuoi per i cosiddetti lavori da
casa, vuoi per le quarantene sanitarie e le Dad per i nostri figli, vuoi per chi non ha
più un lavoro; i consumi personali sono, dunque, aumentati e così le spese a carico dei
singoli. Il risparmio dei singoli condòmini è stato da molti impegnato per avviare tutte
quelle forme di manutenzioni o riqualificazioni energetiche agevolate fiscalmente per
colmare quella parte di costi che rimane a carico dei condòmini. Del resto, è anche
logico e comprensibile investire le risorse familiari per cogliere agevolazioni fiscali che
hanno temporalità ristrette e non si sa se verranno poi riproposte dal Governo.
Recupero giudiziale troppo lento
Il recupero giudiziale, con i noti lunghi tempi della nostra giustizia, non potrà
rappresentare la soluzione al problema. Considerati i tempi medi di recupero giudiziale
del credito, un bilancio condominiale può reggere fintantoché la morosità sta
nell’ambito del 10% delle spese annue. Ora il rischio concreto è di superare ampiamente
questi limiti. Non si può sperare che il meccanismo solidaristico alla base del
sistema condominio – per il quale c’è sempre qualcuno che può pagare per evitare i
disservizio a tutti, poi si faranno i conti – possa reggere innanzi a tali costi fino ad
impedire chiusure del riscaldamento, delle forniture energetiche o dei servizi. L’unica
soluzione è ridurre alla fonte i costi energetici.

La proposta di Abiconf
È, dunque, imprescindibile che ai tavoli di concertazione con le società energetiche
vengano invitate anche le associazioni degli amministratori di condominio. Se l’aumento
dei costi non sarà velocemente arginato avrà conseguenze di fortissimo impatto sociale
proprio negli stabili condominiali. Servizi e forniture negli stabili in condominio sono
necessari a garantire vivibilità e utilizzabilità degli spazi comuni e se non ci sono i
fondi per pagare i fornitori c’è il rischio che vengano meno le condizioni necessarie a
garantire la sicurezza di chi vive, lavora e transita nei nostri condomìni.
Inoltre, il sistema condominio offre lavoro a molti e riprova né è che, proprio l’incentivo
all’edilizia con il superbonus – è stato scelto per tentare di uscire dalla crisi economica
determinata dal Covid. Ricordiamoci, infine, che siamo un popolo di proprietari di case
e che a differenza di altri Stati la proprietà immobiliare è diffusa e non è in mano a
grandi enti. Questa particolare condizione è da salvaguardare in quanto ci ha sempre
permesso di incrementare il risparmio collettivo nell’abitazione e di considerare
l’immobile con l’affetto tipico di chi lo vive e che si distingue inevitabilmente da chi ha
solo – sia pur legittimi – interessi economici e speculativi.

Condominio – Il Sole 24 Ore, Andrea Tolomelli – Abiconf , 1 marzo 2022

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