Zivieri: «Il Reddito di cittadinanza ha tolto l’ambizione», Ballanti: «I giovani non vengono in trincea nei week end»
Aldo Zivieri, titolare della Macelleria e di Fattoria Zivieri, sta riscontrando anche lei una carenza di personale dipendente? «Guardi, ho avuto quattro colloqui giusto stamattina (ieri, ndr). Due di queste persone non sono venute, un altro colloquio è andato molto bene, un altro ancora ci ha espresso perplessità sul compenso. A volte per 100 o 200 euro in più rispetto a quello che si può avere in altro modo, stando a casa». Si riferisce al reddito di cittadinanza? «L’ondata di assistenzialismo esasperato ha tolto alle persone la paura del vuoto. Si è tolta l’ambizione. E vede, è sempre quel giochino che mette davanti datore di lavoro e dipendente, il boia e la vittima. Ma io da 30 anni non ho mai visto licenziare uno bravo. Pensi, due ragazzi da me si sono licenziati perché preferivano andare a lavorare nella logistica. Pare, che alle 18 si stacchi e nel weekend ci si riposi». Bisogna alzare gli stipendi? «Sono d’accordo, ma i costi per il datore sono il doppio rispetto al compenso, ovviamente. Quindi l’errore del reddito è stato garantire una cifra concorrenziale, con poco di più, e in regola, molti preferiscono stare a casa. Ma sa cosa mi dà anche fastidio?» Dica .«In un mondo normale non è accettabile che le aziende rinuncino a progetti di valore perché non c’è personale. E non si parli poi di calo della disoccupazione quando c’è questa necessità di avere forza lavoro. La disoccupazione è diventato un lavoro, servono nuovi strumenti fiscali e legislativi. E che peccato il mancato passaggio di consegne tra chi è uscito e quella nuova forza lavoro che non c’è».
Alba Ballanti, titolare dello store di abbigliamento Fini Sport, anche voi state registrando una carenza di candidature lavorative? «Per un periodo ho cercato del personale, e parliamo di gennaio qualche settimane fa, dovevo sostituire persone infortunate. Non abbiamo avuto riscontri positivi, la situazione è questa». Secondo lei perché? «L’offerta è sicuramente impegnativa, ma si tratta di lavorare. Il punto è che non piacciono i turni serali e quelli di sabato e di domenica. E parlo dei giovani. Paradossalmente è più facile adesso reperire personale per così dire ‘più anziano’, persone che arrivano da un’azienda che ha cessato l’attività». Sono gli effetti della pandemia? «Ci ha rovinati dal punto di vista organizzativo, ormai siamo obbligati come tipologia di negozio a stare aperti la domenica. Ma ripeto, non siamo solo noi ad avere problemi a reperire personale, anche i ristoranti per esempio fanno fatica con gli orari che fanno. Si vuole fare meno fatica, per molti la qualità della vita viene prima di tutto. Poi c’è anche il reddito di cittadinanza che incide. Un po’ di anni fa avevamo tanti studenti che venivano da noi per arrotondare nei weekend, oggi in trincea non ci vuole venire più nessuno. Forse i ragazzi preferiscono trovarsi dei lavoretti da fare seduti al computer, non lo so». Come sta andando adesso, vedete la ripresa? «Noi siamo chiusi solo cinque giorni all’anno e niente, stringiamo i denti. Febbraio è andato così così, il timore è che questi rincari delle bollette tolgano alle famiglie la possibilità di fare altri acquisti. Non è sicuramente un buon momento».
Paolo Rosato, Il Resto del Carlino – 26 febbraio 2022
Le associazioni: “Vanno forte i prodotti della tradizione. Giusto comprare nei nostri negozi di prossimità, aspetto che dà linfa vitale a quartieri e territorio”