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Poca gente, termo bassi. Dai ristoranti ai cinema il mese del grande freddo

La tempesta perfetta. Materie prime alle stelle, bollette carissime, quarantene, covid, smart working, dad che costringe i genitori a non muoversi da casa e una sorta di lockdown non dichiarato

Tutte queste cose fanno sì che oggi molti locali, cinema e teatri stiano pagando pesantemente la congiuntura. C’è chi va avanti in perdita, chi si arrangia abbassando la temperatura, chi dovrà alzare i prezzi, chi taglia le ore di apertura. «Stamattina mi sono messa le mani nei capelli quando ho aperto la bolletta della luce. Non posso dirle la cifra, ma è più cara di 500 euro». È un ordinario giorno della settimana alla Scalinatella, a pranzo c’è chi entra e chi esce, ma la pizzeria del centro ha visto ben altri via­vai. «Questo non è il nostro standard di lavoro. Non le faccio vedere la bolletta del gas perché prende paura – dice Michela – Al momento non agiamo sui prezzi, ma prima o poi ci toccherà per forza perché tutto è aumentato».

Dove non è arrivata la sensibilità green, ci si sono messi luce e gas, oltre che i rincari delle materie prime, a fare leva sulle azioni dei ristoratori per contenere le spese. Passeggiare per Bologna in questi giorni fa una strana impressione, perché la città è semideserta. I ristoranti e i locali fanno la settimana corta: pochissimo lavoro fino al giovedì, poi qualcosa si muove nel weekend ma il calo è comunque attorno al 50% rispetto a pre pandemia. «Certo che posso dare le cifre – spiega Francesco Mafaro, titolare di Adesso Pasta Car – la bolletta della luce è passata da 2.500 a 4.500 euro. I giorni normali si fa un quarto in meno dell’incasso, mentre il fine settimana si lavora ai 50%. Tengo il riscaldamento più basso, cerchiamo di non sprecare». Da Fra Diavolo, pizzeria gourmet in via Santo Stefano, hanno ricevuto un chiaro invito dalla casa madre di Torino: ridurre i consumi al minimo durante gli orari di chiusura al pubblico, mentre da Camera con Vista, locale chic pochi metri più in là, non hanno dubbi: «Durante la settimana – spiega Fabio Zanardi – sarebbe meglio stare chiusi perché le spese non sono coperte dagli incassi e abbiamo i dipendenti da pagare».

Da Pane Panelle, pesce azzurro e non solo in via San Vitale, affrontano la questione di petto. A parlare è lo chef Luca Pappalardo: «Approfittiamo del calo per strutturare nuovi menù, fare sperimentazioni. I prezzi sono esorbitanti, ma noi giochiamo di contropiede: li abbassiamo alzando la qualità, diminuendo le porzioni di qualche grammo ma dando la possibilità ai nostri clienti di assaggiare il più possibile». Invoca invece “procedure più snelle e meno burocrazia sulle quarantene” Vincenzo Vottero del ristorante Vivo. Anche un tempio della cucina bolognese come il Donatello segna il passo: «Faccia pure foto della sala – dice la signora Katia – Dal 4 gennaio ho riaperto ma vede quante sono le persone sedute al tavolo?». Un grande freddo anche per i cinema con pochi spettatori che spesso lamentano temperature eccessivamente basse.

«È arrivata la bolletta di dicembre. 1700 euro di gas e 1800 di luce – lamenta Alessandro Morandi Berselli, di Fossolo e Chaplin – è il 40% in più rispetto allo stesso periodo del 2019. Sommato alla mancanza di pubblico, non so quanto si possa andare avanti. Questo weekend, un film come “America Latina” dei Fratelli D’Innocenzo, che sta andando discretamente, ha incassato 800 euro. Al Fossolo ho deciso di ridurre il numero di proiezioni feriali: una alle 21, poi tutti a nanna. Tenere aperto è una perdita ma certo non posso abbassare il riscaldamento».

Nelle sale di Circuito Cinema Odeon, Rialto, Roma d’essai ed Europa il termostato segna sempre 21 gradi, ma con le sale semideserte e i ricambi d’aria tra un film e l’altro a gennaio si fatica ad assicurare un clima ideale. «Quando c’era il pienone – spiega Elena Roda di Circuito Cinema – in passato è capitato di dover accendere l’aria condizionata d’inverno, senza pubblico scaldare una sala da 300 posti è comunque difficile. I termosifoni vanno come sempre, ma è anche vero che stiamo valutando cortili in centro per aprire un’arena estiva. Al contrario di quanto accadeva in passato, sembra essere l’estate la stagione del cinema». Emblematico poi il caso del Nuovo Nosadella: due sale da 500 posti per duemila metri. «L’aumento solo su dicembre è stato di più del 50%. Nel 2019 la bolletta è stata di 3500 euro, nel 2021, 7500 euro. Attualmente la media di spettatori è di sei per proiezione. Ogni volta che apriamo è una rimessa e abbiamo già ridotto i giorni di apertura a quattro la settimana. Così è durissima». Un po’ più felice la situazione nei teatri, che scontano meno la carenza di pubblico. «Al momento è difficile quantificare il rincaro – spiega il presidente del Duse Walter Mramor – ma, nonostante conti più salati, è certo che garantiremo come sempre alle compagnie e al nostro pubblico le migliori condizioni di comfort e accoglienza». In attesa di fare i conti con il rincaro luce e gas, il Celebrazioni si gode il momento di grazia. «Vedremo l’impatto – spiegano dal teatro – ma per gli ultimi tre titoli, da Vito con il suo “La felicità è un pacco” allo show di Valerio Lundini a Pif e Francesco Piccolo, abbiamo registrato spesso soldout, così ce la facciamo».

Sabrina Camonchia, la Repubblica – 26 gennaio 2022

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