Emergenza ristorazione. La pandemia colpisce ancora una volta i pubblici esercizi che dal 2019 hanno perso 56 miliardi di incassi. Secco l’allarme che lancia Fipe-Confcommercio
«Il settore è ancora in emergenza» che si rivolge con una lettera ai ministri Orlando (Lavoro) e Garavaglia (Turismo) chiedendo di fare in modo che le imprese del settore siano comprese nel prossimo decreto di sostegno alle realtà in crisi, che dovrebbe arrivare nei prossimi giorni all’attenzione del Consiglio dei ministri. Alla base della richiesta non ci sono solo i 56 miliardi di ricavi persi dallo scoppio della pandemia, la chiusura di 45mila attività con la perdita di circa 300mila posti di lavoro ma con una domanda fragile, una clientela scarsa. Le cause? L’aumento delle persone in isolamento causa Covid, lo smartworking che coinvolge circa5,5 milioni di persone, la praticamente totale assenza di turismo straniero. Coldiretti, per esempio, stima che 10 milioni di persone sono a casa perché positive e altri 5milioni di persone sono prive di green pass rafforzato, per cui non possono accedere a bar e ristoranti.
A Torino e provincia, per esempio, ogni giorno si perdono oltre 1,1 milioni di incassi.
«Tutto questo impone di considerare la ristorazione e i pubblici esercizi alla stregua di altri settori dell’offerta turistica italiana. Discoteche, locali presenti nei centri storici delle città d’arte, aziende di catering e banqueting, mense, ristorazione commerciale negli aeroporti e negli snodi turistici sono in profondo rosso. Dicembre ha vanificato gli sforzi e l’ottimismo dell’estate e ci ritroviamo immersi in un’emergenza senza fine – spiega Roberto Calugi, direttore generale di Fipe-. Con lo smartworking possiamo stimare in circa 28 milioni le perdite al giorno per il settore».
Senza Cig, scaduta lo scorso 31 dicembre, sono a rischio altri 50mila posti di lavoro in bar e ristoranti. Imprese della ristorazione sempre Più in fragile equilibrio. «Nessuno chiede aiuti a pioggia – premette il direttore generale di Fipe -. Se il problema sono le risorse si selezioni l’accesso alla cassa integrazione, alle moratorie e agli altri incentivi sulla base della reale perdita di fatturato, ma non possiamo lasciare le imprese al loro destino, con la contrazione delle attività che stiamo registrando negli ultimi mesi, il settore semplicemente non sopravvivrà. Bisogna agire e bisogna farlo subito».
In tutti i casi una frenata della ristorazione si ripercuoterà con un effetto domino sulla filiera agroalimentare. La crisi del biennio 2020 – 2021, per esempio, secondo Fipe ha comportato un taglio degli acquisti di materie prime per circa 12miliardi. In attesa di un nuovo provvedimento del Consiglio dei ministri le Regioni stanno distribuendo i ristori per le passate stagioni di crisi.
La Toscana, per esempio, offre un contributo a fondo perduto di 2.500 euro alle imprese del comparto eventi, tra cui i ristoranti, che hanno subito un calo del fatturato di almeno 30%.
Enrico Netti, Il Sole 24 Ore – 14 gennaio 2022
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