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Bollette e prezzi, siamo al disastro. Le aziende: moriamo e non ci aiutano

Le associazioni di categoria lanciano l’allarme: situazione drammatica, l’Italia rischia di fermarsi di nuovo

L’Italia è ripartita ma rischia di rifermarsi, travolta dall’esplosione dei contagi da Omicron che, insieme con il caro-bollette di luce e gas, la corsa delle materie prime, dai metalli alla carta, e quindi un’inflazione che a dicembre è arrivata al 4,2%, hanno fatto partire nel peggiore dei modi il 2022. 

RISCHI AL RIBASSO E con circa 10 milioni di italiani costretti a restare a casa tra quarantene e smart working, avverte Coldiretti, la risalita dei contagi peserà anche sull’agroalimentare. Non solo: raddoppiano i costi per la produzione del grano e l’aumento dipende dai rincari di oltre il 50% del prezzo del gasolio e dei mezzi agricoli, dei fitosanitari e dei fertilizzanti. «Gli effetti del balzo dei costi energetici si ripercuotono su tutti i produttori italiani di grano destinato a pasta e pane – spiega l’organizzazione – e colpiscono l‘intera filiera, dai campi all‘industria fino agli scaffali». 

LA CRISI DEGLI ALBERGHI «La situazione è drammatica – denuncia Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi –. I ristori concessi finora sono stati irrisori rispetto alla perdita di ricavi degli alberghi pari, nelle città d’arte, all’80% nel 2020 sul 2019 e al 50% l’anno scorso mentre il 16 dicembre le aziende, anche quelle chiuse, hanno dovuto versare l’Imu al 100%». Così è suonato sorprendente sentire parlare di ripresa del turismo confrontando i dati con gennaio 2020 quando c’era il lockdown! La realtà invece è di un settore dove, anticipa Bocca, a Roma stanno partendo licenziamenti collettivi. Per questo il governo deve prolungare la cassa Covid, prevedere ristori adeguati basati sulla perdita di ricavi e, sul fronte delle misure restrittive come l’isolamento fiduciario, guardare a Paesi come la Spagna dove Omicron è trattato come un’influenza. Per Stefano Dall’Ara, vice presidente di Fto-Confcommercio anche «il turismo organizzato è flagellato». E senza ristori adeguati (almeno 500 milioni) e nuova cassa Covid, avverte Dall’Ara, sono a rischio 70/80mila posti. 

L’ALLARME RISTORAZIONE Altri cinquantamila sono invece a rischio nella ristorazione che, avverte il vice direttore di Fipe-Confcommercio Luciano Sbraga, ha perso 32 miliardi di ricavi nel 2020 e altri 24 l’anno scorso, 45mila imprese e 300mila posti. Per questo Fipe ha scritto ai ministri del Lavoro e del Turismo chiedendo ristori e nuova cassa Covid. Ma, di fronte al previsto picco di contagi, se non si vuole bloccare le attività, già in sofferenza, servirà un approccio diverso sulle quarantene, come ormai vanno ripetendo anche i governatori di regione. Tesi condivisa da Gabriele Buia, presidente di Ance, che ha dovuto fermare, per mancanza di operai oltre che di materie prime, anche alcuni suoi cantieri. E per il quale il governo dovrebbe imporre l’obbligo vaccinale. 

STOP AI BOLLETTINI La preoccupazione riguarda anche le industrie dove le difficoltà, ricorda Carlo Robiglio nel consiglio generale di Confindustria, stanno aumentando. Il timore è che il Paese si fermi, ma vanno evitate le chiusure e anche le paure provocate dai bollettini giornalieri sui contagiati che sarebbe meglio diffondere solo una volta la settimana. 

LA CRISI DEL COMMERCIO A lanciare l’allarme è anche Mario Resca, presidente Confimprese. Nei primi dieci giorni di gennaio i saldi hanno segnato un meno 30% sul 2019. «Siamo al terzo anno di pandemia e continuiamo a essere in affanno anche per il caro-bollette, la mancanza di materie prime e l’inflazione che rischiano di fermare i consumi». Servono quindi sostegni reali perché «se non arriva liquidità il retail rischia il collasso». Ma già così, chiosa Mariano Bella, responsabile Ufficio studi Confcommercio, dopo un 2021 di grande ripresa le previsioni sul 2022 sono al ribasso e «sarebbe già una bella cosa una crescita del 4%». Servirebbe allora considerare Omicron come un’influenza? «La scelta di seguire Paesi come la Gran Bretagna che lo considera un raffreddore o proseguire con le misure anti-contagi spetta al governo. Bisogna sapere però che se si sceglie questa seconda strada, i danni economici per le discoteche chiuse vanno ristorati con le tasse degli italiani».

Achille Perego, Qn – Il Resto del Carlino -14 gennaio 2022

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