È una delle poche botteghe del genere rimaste in tutto il nord Italia, quella gestita dai fratelli Sarti. Una tradizione antica, che mette insieme caramelle, pece greca e le spezie che servono per il dolce cittadino, il Certosino. Rischia di scomparire
Gli ingredienti che caratterizzano il Certosino, il dolce più celebre della tradizione natalizia bolognese, sono le spezie, i canditi, la frutta e il tempo. Sarà proprio quest’ultimo a far la differenza: tre giorni per prepararlo e almeno altrettanti per farlo riposare. Il tempo scandito dai gesti dei monaci della Certosa, da cui trae il nome, e quello utilizzato dagli speziali che lo confezionavano per la nobiltà locale. In città, infatti, qualcuno ancora lo chiama panspeziale, proprio legandosi a questa origine. Chi vuole cimentarsi nella sua preparazione, lunga e complessa, sa che esiste da sempre una bottega dove si possono acquistare sfusi tutti gli ingredienti, in modo da rispettare fedelmente la ricetta tramandata in famiglia, un negozio dove anche lo zucchero è ancora venduto a peso: la Drogheria dalla Pioggia. È uno degli indirizzi più celebri di Bologna, al punto da non necessitare nemmeno di una sede sul web. Sbuca dai portici di via Riva Reno, in quella che un tempo era la “vasca” dei Bolognesi: quarantacinque metri quadri di superficie di vendita dove trovano posto, nell’arco dell’anno, dalle dieci alle dodicimila referenze diverse.
Luca Sarti insieme al fratello Stefano e al collaboratore Gianluca è dietro questo bancone da decenni. “Sono praticamente nato qui” spiega: suo padre infatti aveva rilevato la drogheria nel 1967 e da allora è rimasta in famiglia. “Negli anni Ottanta e Novanta abbiamo avuto la possibilità di trasformarla in qualcosa d’altro, facendone un locale moderno, magari con una parte di somministrazione, ma non sarebbe più stato lo stesso”. Così, è sopravvissuta la drogheria, nel significato più puro di questo termine, cioè luogo per la vendita di genere coloniali prima e, dal Novecento, di merci e alimenti non freschi. Bancone e scaffali ereditati dai genitori sono popolati da barattoli, vasi, bottiglie, scatole che arrivano a toccare il soffitto. Anzi, in qualche caso, è stato necessario inventarsi un mobilio apposito come la scaffalatura a libro che accoglie circa duecento tavolette di cioccolato. Alle pareti una interminabile fila di marmellate italiane, inglesi, francesi quindi la mostarda di Bologna, le varie salse, i fichi senapati, i pomodori verdi, i mieli di ape nera sicula o quelli del Roero. Quindi i vasi con le caramelle e le confezioni di “marca Leone”, la frutta candita, lo zucchero, il cacao, le spezie, e ancora mandorle, pinoli e altra frutta secca che si compra a peso, poi gli attrezzi per il cake design, gli stampi, i coloranti alimentari. “Però abbiamo anche gli acidi per gli orefici, la pomice per gli odontotecnici, la pece greca per i ballerini e l’allume di rocca per la filatura”, sottolinea Luca.
Qui può accadere di incontrare chiunque, dagli attori e i cantanti impegnati all’Arena del Sole fino ai bambini che vengono per i dolci: “C’è anche una homeless che quando ha qualche centesimo entra a comprare una o due caramelle e non vuole che nulla le sia regalato”. Sono stati uno dei primi punti DAE della città, dotandosi del defibrillatore già vent’anni fa e attualmente sono un DAE RespondER per le emergenze. I negozi di quartiere hanno anche una valenza sociale che riconosciamo solo oggi, proprio mentre stanno scomparendo.
La Drogheria dalla Pioggia è sotto questi portici da circa cinquecento anni, la prima menzione ufficiale risale al 1610. “Forse di più, perché qui già nel Trecento sorgeva un ospedale e solitamente, nei pressi, c’era sempre una bottega di speziali” spiega ancora Luca. La sua storia coincide con quella di questa piazzetta che la toponomastica ufficiale non riconosce se non come incrocio tra strade, ma che per Bologna rappresenta una tessera della propria identità. Un tempo tutte le attività nei paraggi portavano l’appellativo “dalla Pioggia” che, ancora oggi, le poche sopravvissute hanno voluto mantenere. Un omaggio alla vicina chiesa e al quadro della Madonna ritrovato nel canale sotterraneo, che già nel Cinquecento i contadini portavano in processione per chiedere la pioggia quando l’annata era particolarmente siccitosa.
A volte c’è ancora chi entra nella bottega e chiede del rusco o della spolverazza, i due termini dialettali che identificano il mix di spezie necessario per il Certosino. I fratelli Sarti lo sanno, come sanno rispondere ai tanti clienti storici che esordiscono dicendo: “Ho un problema”, certi che la soluzione sia nascosta tra le tante scatole stipate lungo le pareti. Sono tra gli ultimi droghieri di Bologna e, probabilmente, del Nord Italia. Difficilmente qualcuno ne raccoglierà il testimone. Però con la Madonna della Pioggia che ha curato un cieco ed è sopravvissuta a incendi e inondazioni, la parola fine non è mai definitiva.
di Fabio Molinari, la Repubblica Bologna, 14 dicembre 2021