Nel di Pnrr previste multe per chi non accetta le carte. Confcommercio e Confesercenti: «Il governo ci ripensi»
Pos obbligatorio per commercianti e professionisti dal primo gennaio. Dal primo gennaio, infatti, sarà possibile irrogare multe per coloro che non accettano pagamenti, per qualsiasi importo, effettuati con carte di pagamento, «relativamente ad almeno una carta di debito e una carta di credito». È quanto prevede un emendamento del dl Recovery che è stato approvato riformulando due proposte di modifica firmate da Stefano Fassina (Leu) e Rebecca
Frassini (Lega). Nel dettaglio, sono previste una sanzione amministrativa pecuniaria di 30 euro a cui sommare il 4% del valore della transazione per la quale sia stata rifiutata l’ accettazione del pagamento per la vendita di prodotti o la somministrazione di servizi. Si tratta della stessa multa prevista dal collegato fiscale alla legge di Bilancio 2020 e che, in sede di conversione, era stata cassata, di fatto «cancellando» l’ obbligo di dotazione di Pos. L’ok del governo alle proposte era pressoché scontato. Il nostro Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), infatti, incorpora le raccomandazioni- Paese avanzate dalla Commissione Ue all’Italia nel 2019 e nel 2020. Che nel documento inviato a Bruxelles sono riprese testualmente. Oltre al contrasto all’evasione fiscale, «si invita inoltre a potenziare i pagamenti elettronici obbligatori, anche mediante un abbassamento dei limiti legali per i pagamenti in contanti». La strategia anti-evasione si fonda su due pilastri. Il primo è già stato attuato perché dal primo gennaio la soglia di utilizzo del contante scenderà a mille euro. Il secondo è la diffusione dei pagamenti digitali che, assieme alle e-fatture, rappresentano i principali strumenti di indagine dell’Agenzia delle Entrate per verificare la fedeltà fiscale del contribuente. D’altronde, i 191,5 miliardi che l’Italia riceverà da Next Generation Eu non sono gratis ma richiedono l’implementazione obbligatoria di riforme.
Confcommercio, però, non ci sta. «L’impulso alla diffusione dei pagamenti elettronici va perseguito mettendo in campo scelte decise di abbattimento delle commissioni e dei costi a carico di imprese e consumatori – a partire dal potenziamento dello strumento del credito d’imposta sulle commissioni pagate dall’esercente – e prevedendo la gratuità dei cosiddetti micropagamenti », ha commentato la confederazione presieduta da Carlo Sangalli. «Puntare asimmetricamente sulle sanzioni e sulle sole sanzioni non giova ai processi di modernizzazione: al Parlamento ed al governo chiediamo, dunque, un cambiamento di rotta», ha concluso Confcommercio.
Stesso discorso per Confesercenti. «Un accanimento inutile, visto che tra il 2014 ed il 2020 i Pos sono praticamente raddoppiati, passand da 1,8 a 3,4 milioni ( +90%) e da 2018 al 2021, il volume delle transazioni con carte di debito è passato da 30,6 miliardi a 44,5 miliardi: un boom che non ha trovato un riscontro proporzionale nel gettito derivante dalla lotta all’evasione», chiosa l’associazione. Gioiscono le associazioni dei consumatori che da sempre hanno sostenuto l’iniziativa.
Non cambia nulla per il sistema bancario: l’Italia è il Paese Ue con la maggior diffusione dei Pos e sin dal 2014 ( anno in cui il governo Renzi studiò la prima introduzione obbligatoria) per i pagamenti sotto i 5 euro molti operatori hanno ridotto o azzerato le commissioni. Cambia poco anche per i contribuenti: una sentenza della Cassazione del luglio 2020 consente alle Entrate di effettuare accertamenti sui conti degli esercenti dotati di Pos, ma che effettuano poche transazioni.
Gian Maria De Francesco, Il Giornale -15 dicembre 2021