Il presidente di Confcommercio sul Messaggero: «In gioco la tenuta di molti negozi, decisivo trovare una soluzione». Tasse: «Bene l’Irpef, sull’Irap solo un primo passo, necessario intervenire sugli ammortizzatori»
L’inflazione che corre, lo sbarco di Omicron in Italia e il possibile cambio di colore in alcune regioni prima del Natale preoccupano. I consumi di dicembre sono strategici. Le attività che a dicembre decideranno se chiudere per sempre, dopo quasi due anni di Covid, o provare a restare aperte, non si contano.
Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio, dopo il Covid ora l’inflazione. A che livello è la vostra preoccupazione?
«Ci preoccupa la riduzione del potere d’acquisto sui consumi e sull’economia nel complesso. Purtroppo non c’è un vaccino contro l’inflazione. Il nostro Ufficio studi ha calcolato che nell’ultimo trimestre, con prezzi al consumo in crescita fino al 4%, ci può essere una diminuzione dei consumi di oltre 3 miliardi di euro rispetto a uno scenario con inflazione al 2%».
Perché i consumi di Natale sono così decisivi?
«I consumi di tutti i mesi sono importanti, sia chiaro. Ma dicembre è un mese particolare perché la spesa media supera di almeno il 30% quella degli altri periodi dell’anno».
C’è chi teme un altro Natale come quello del 2020, con gravi rischi per l’economia.
«Speriamo non così drammatico. Durante il Black Friday si sono registrati segnali di vivacità dei consumi, seppure in maniera non uniforme sul territorio. Tutto ruota, purtroppo, intorno all’ipotesi di una nuova recrudescenza della pandemia, anche se rispetto allo scorso anno abbiamo una buona copertura vaccinale. Va fatto tutto il possibile per scongiurare eventuali nuove chiusure perché le imprese non lo sopporterebbero».
Il governo ha optato per il Super green pass. Qual è la sua opinione?
«Allo stato non ci sono alternative al vaccino che, soprattutto in questo momento, con il Green pass rafforzato è l’unica possibilità che abbiamo per tornare alla normalità e avere un Natale migliore di quello passato».
Serviranno nuovi aiuti?
«Non c’è dubbio che il sistema imprenditoriale debba essere ancora sostenuto, soprattutto i settori che più hanno sofferto per la pandemia. In particolare, servono misure in materia di moratorie fiscali e creditizie, di ristrutturazione dei debiti bancari. Ma anche crediti d’imposta dedicati (per le locazioni commerciali e per le giacenze di magazzino del commercio del settore moda tanto per iniziare) e misure per contenere l’impatto del caro-bollette sia per le famiglie che per le imprese».
E poi?
«Quanto al Pnrr, insistiamo sull’esigenza di velocizzare la transizione ecologica e digitale da parte del sistema delle imprese e dei professionisti, perseguendo obiettivi contestuali di sostenibilità ambientale, economica e sociale. Sul versante del trasporto e della logistica, servono promozione dell’intermodalità e dei programmi per il rinnovo sostenibile delle flotte e del parco circolante. Infine vanno rafforzate le risorse dedicate al Fondo unico nazionale per il turismo, un settore centrale per la nostra economia, tuttora fortemente penalizzato con grandi incognite sulla stagione».
Sulle tasse cosa proponete? La riforma del governo messa in cantieri vi convince?
«Bene l’intervento sull’Irpef che potrà anche giovare ai consumi delle famiglie. Quanto all’Irap, registriamo un primo passo in avanti, giusto ma che resta soltanto un primo passo. E poi occorrerebbe intervenire sugli ammortizzatori».
di Francesco Bisozzi, il Messaggero, 2 dicembre 2021
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