Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio: «Aiutare le aziende. Servono moratorie fiscali e una ristrutturazione dei debiti bancari»
«Non è che le imprese hanno avuto troppo», sostiene il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli che respinge la richiesta dei sindacati di destinare tutti gli 8 miliardi destinati al taglio delle tasse a lavoratori dipendenti e pensionati.
Presidente, i sindacati accusano le imprese di aver già avuto 170 miliardi erogati senza condizioni…
«Credo onestamente non si possa davvero dire che le imprese abbiano avuto sin troppo. Come è noto, i contributi a fondo perduto sono stati un parziale e certo non sufficiente ristoro delle drammatiche cadute di fatturato provocate dall’impatto economico e sociale della pandemia, mentre le misure per la cassa integrazione hanno sorretto la tenuta dell’occupazione. Le garanzie pubbliche sono state finalizzate a favorire l’accesso al credito ed a sorreggere la liquidità, ma i prestiti vanno rimborsati. Altre misure hanno risposto all’esigenza di contenere l’onere dei costi fissi ad esempio quello dei canoni per le locazioni commerciali in una fase di sospensione o comunque di drastica limitazione delle attività. I fatti sono questi. E la ripartenza, soprattutto per le imprese del terziario di mercato – le più colpite dalla crisi Covid – è ancora un percorso difficile e pieno di incognite sia sul versante sanitario che su quello dell’inflazione».Quindi voi sulle tasse cosa proponete?
«Occorre agire sia sulll’Irpef che sull’Irap, come prevede del resto l’attuale disegno di legge di bilancio. Ma poi bisogna intervenire anche per ridurre il cuneo contributivo. È un intervento particolarmente importante in questa delicata fase di transizione. Lo è tanto più considerando che, con le disposizioni inserite nella stessa legge di bilancio, prende corpo un’impegnativa riforma degli ammortizzatori sociali sotto il segno dell’universalismo delle tutele. Per il terziario di mercato, per il commercio ed il turismo, per i servizi ed i trasporti, ciò significa un rilevante incremento strutturale di pressione contributiva a carico di un settore che – come prima ricordavo – sta ancora facendo i conti con le ripercussioni della pandemia e si confronta con un orizzonte incerto. Servono un adeguato periodo transitorio, una corretta definizione delle causali ed un meccanismo di bonus/malus. Ma va anzitutto affrontato e risolto il nodo della sostenibilità contributiva dei nuovi ammortizzatori. Per questo, come abbiamo chiesto a Draghi ed al ministro Orlando, si deve alleggerire simmetricamente altre componenti del cuneo contributivo: il contributo per gli assegni familiari anche in considerazione del nuovo assegno unico, i contributi Inail e per la malattia».Ma a proposito di aiuti, visto che non siamo ancora usciti dalla crisi, ne servono altri?
«Giusto qualche giorno fa la Commissione europea ha annunciato la proroga fino al 30 giugno 2022 del Quadro Temporaneo per gli aiuti di Stato. È una decisione che risponde all’esigenza di non determinare brusche interruzioni delle misure emergenziali e di incentivare gli investimenti privati nell’economia reale e quelli per affrontare la transizione ecologica e la transizione digitale. A nostro avviso, servono, dunque, misure in materia di moratorie fiscali, creditizie e di ristrutturazione dei debiti bancari, ma anche crediti d’imposta dedicati, come, ad esempio, per le locazioni commerciali e per le giacenze di magazzino del commercio del settore moda».Siete preoccupati per il ritorno dell’inflazione?
di Paolo Baroni, La Stampa, 22 novembre 2021
«Molto, visto che la importiamo completamente dall’estero. Prevediamo nella media dell’ultimo trimestre valori ben al di sopra del 3% con la conseguenza di perdita di potere d’acquisto e di risparmi liquidi. E speriamo che questo non riduca e rallenti i consumi di Natale».
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