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Federcarni, guerra delle etichette, meno propaganda

Non si trasformi il diritto alla salute in lotta ideologica divisiva, i macellai italiani garanti della qualità

“Meno propaganda, più unità di filiera e maggiore razionalità dando alla scienza il peso che merita”. C’è pacata determinazione e tanto pragmatismo nel richiamo che Maurizio Arosio, presidente di Federcarni, lancia all’agroalimentare italiano che appare ancora frammentato a fronte dell’Europe’s beating cancer plan, il piano d’azione in discussione in Europa che prevede nuove normative sulle etichettature anti cancro per carne e vino. Un documento che divide la comunità politica internazionale e riapre ancora una volta il dibattito sulla presunta pericolosità di alcuni pilastri del made in Italy per la salute.

“Stupisce che a fronte della proposta dei Paesi del Nord Europa, Francia e Germania in testa, che detengono primati in fatto di produzione di carne, non abbiano ancora preso una posizione in chiave protezionistica – aggiunge Arosio -. Giusto parlare della pericolosità dei nitrati nelle carni, ma è altrettanto giusto identificare il modello di controllo italiano come forse il più sicuro al mondo. Tutto ciò che arriva sui nostri banchi è certificato, sostenibile e in grado di rispondere alle esigenze di salubrità che il consumatore giustamente richiede. Pensiamo alla carne irlandese: arriva da allevamenti che privilegiano la sostenibilità ambientale, il benessere animale, la scrupolosa scelta dei mangimi. Quindi? Non trasformiamo una necessità condivisibile e sacrosanta di salute in guerra ideologica divisiva. La scienza da tempo ha già detto la sua, ne prendano tutti atto”.

Un fatto è certo: sul tema l’Europa si mostra divisa, divisa da modelli proposti che sono molto distanti l’uno all’altro. Divisa tre volte nei modelli di etichettatura: la Francia vuole Nutriscore, i Nordici vogliono l’etichetta a serratura che chiude ogni possibilità di valorizzazione, dove non si avverte la differenza fra uso e abuso. E l’Italia? Vuole il modello batteria: vale a dire è per il consumo consapevole, poiché un prodotto italiano ha già di per sé la qualità nel brand, il famoso stile mediterraneo. L’Italia dice: facciamo la qualità. Punto.

“Qualità è da sempre il nostro mantra – precisa Arosio -. Ricordo che il macellaio ci mette sempre la faccia, tutti i giorni. Non si nasconde dietro confezioni anonime, tantomeno alle prerogative dell’economia. Lo abbiamo dimostrato durante i mesi più bui della pandemia. Sempre lì, aperti, a garantire il presidio sociale con spirito di servizio. Al di là delle etichette, sacrosante, le informazioni al consumatore arrivano da noi. Puntuali, precise, costanti. Lo facciamo tutti i giorni da sempre. Il valore del comparto italiano è inattaccabile. E’ su questo che tutto il settore dovrebbe puntare, mettendo fuori gioco ideologie divisive che possono far pagare all’Italia un prezzo troppo alto e soprattutto ingiusto”.

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