Gabriele Canè. L’esempio dell’Austria. Alla fine continua a succedere quello che è sempre successo nelle pandemie
Il virus cambia, si nasconde, riappare, le prende, si rialza e contrattacca. Noi ci facciamo concavi e convessi: ci proteggiamo, ci avviciniamo, poi ci distanziamo di nuovo. E ci vacciniamo, unica difesa scientificamente conosciuta. Adesso il Covid rialza la testa, e il mondo alza la guardia. Il lockdown per No vax dell’Austria (patria di Hitler, ma anche di Mozart), o quello di fatto dal 15 dicembre della Francia, come la stretta sugli eventi e sugli orari di Belgio e Germania, per non parlare del buio mortale calato sui Paesi dell’Est, sono un capitolo, l’ennesimo, di questa guerra. A cui arriviamo stanchi per le fatiche psicologiche, il dolore e i lutti precedenti, ma anche con la certezza che siamo sulla strada giusta. Non a caso l’Italia ben vaccinata e complessivamente rispettosa delle regole sta molto meglio di altri. Non a caso le nostre autorità sono pronte a sventare gli agguati che il virus sta preparando. Con quali strumenti? Quelli seri, collaudati, efficaci. Una accelerazione della terza dose, un rallentamento dei contatti con un Green pass a maglie più strette, che privilegi chi tutela la salute propria e altrui: i vaccinati. Quando, e se questo succederà per la prevedibile quarta ondata, non sarà per calpestare la Costituzione, ma per salvare altre vite: le nostre. Poi ci sarà sempre chi dice no, sempre più duri, irriducibili: li vediamo in piazza ogni sabato, rigorosamente assembrati, rigorosamente senza mascherina, rigorosamente senza vaccino, giustamente nelle condizioni di dire quello che vogliono, e di condividere le idee di un Kennedy non per caso Junior. Anche per loro varrà comunque e sempre il principio di libertà, nel rispetto delle leggi stabilite da uno stato democratico, non dai kapò di uno Stalag nazista. Che Dio li perdoni, come ha detto Bruno Vespa. Giusto. Meglio se ne occupi Lui.
Il Resto del Carlino, 15novembre 2021
Comune e commercianti insieme per l’area nel cuore del centro: «Valorizziamo i negozi storici e favoriamo l’insediamento di nuove realtà»