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Mela rosa romana, Fabbri ambasciatore

L’Appennino punta sulla produzione del frutto millenario e quindici ristoranti del territorio lanciano menù speciali a tema

Gino Fabbri che diventa ambasciatore della mela Rosa Romana, con una produzione che non riesce a soddisfare la domanda crescente e l’ingresso a pieno titolo nei menù dei migliori ristoranti dell’Appennino. I tesori gastronomici della collina e della montagna bolognese sono i protagonisti di un autunno che riporta nelle piazze le sagre e i prodotti tipici. Su tutti la mela Rosa Romana, diventata un po’ il simbolo di un riscatto nato dalla passione di un centinaio di produttori riuniti in associazione che possono contare su nuovi impianti realizzati da giovani agricoltori e sulla ricerca affidata all’Università di Bologna. 

Il punto è stato fatto a Vergato, nel corso di un convegno inserito nella sagra promossa dal Comune ed introdotta dal sindaco Giuseppe Argentieri e dall’assessore all’agricoltura di Valsamoggia Federica Govoni. «I prodotti tipici, genuini e gustosi, sono un vero tesoro che devono aumentare il loro peso nell’economica locale, e nella promozione del territorio, specie quello montano», hanno esordito gli amministratori locali nel dare il via ad una riflessione che ha coinvolto agricoltori, ristoratori e ricercatori. Oltre agli esponenti della Confraternita ‘dla carsent da l’Ua’: un dolce tipico di Vergato, a base appunto di pasta dolce lievitata ed una sorta di mostarda da sempre preparata dai forni e dalle cuoche di questa zona.

Fra gli ingredienti appunto anche la mela Rosa Romana, studiata da Silverio Sansavini e Luca Dondini: «In Appennino dà il meglio di sé, grazie al terreno, il clima e l’ambiente peculiare. Nessuno può vantare una mela con una storia almeno millenaria e che, attraverso l’analisi del Dna e i vivai sperimentali, ci sta svelando le caratteristiche salutari e di sostenibilità ambientale che ne fanno un prodotto del futuro», spiega Dondini che coordina anche uno studio sulla castagna dell’Appennino. Il direttore di Unibo Marco Degli Esposti sottolinea invece il valore del rapporto tra territorio e Alma Mater mentre Dario Mingarelli, presidente dell’associazione, ci tiene a mettere l’accento sul valore del lavoro di squadra. 

Il mercato della Rosa Romana oggi conta su una produzione di circa mille quintali. «Quest’anno le gelate tardive e la siccità hanno creato qualche problema. Ma la domanda è ben superiore all’offerta e questo deve incoraggiare gli agricoltori a fare nuovi e moderni impianti», ribadisce Antonio Contini Carboni. Tiberio Rabboni, presidente del Gal, parla invece del finanziamento della Regione al progetto e della bella risposta di 15 ristoranti che nelle prossime settimane proporranno menù a tema, compresa la Trattoria stellata Amerigo di Savigno. Applaudito l’intervento del pasticcere Gino Fabbri, che ha accettato l’incarico di ambasciatore della Rosa Romana ideato da Raffaella Melotti e proposto alcuni dolci messi poi in degustazione.

di Gabriele Mignardi, il Resto del Carlino, 17 ottobre 2021

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