Da Prodi a Pupi Avati, tutti nella bottega che fa la barba alla storia

L’anno prossimo compirà cent’anni la “sala” in piazza Santo Stefano. Francesco Scigliano, l’attuale proprietario, la racconterà in un libro

Cent’anni di clienti illustri, di barbe al borotalco e di confessioni davanti allo specchio. Un secolo cli ricordi, di politica e di donne che hanno visto passare da queste poltrone generazioni di politici, artisti e imprenditori impomatati. Da ultimi Romano Prodi, Claudio Abbado, Stefano Bonaga, Pupi Avati, Francesco Majani, Paolo De Castro e pure il neosindaco Matteo Lepore.

È il libro al quale sta lavorando Francesco Scigliano, per tutti il barbiere di Piazza Santo Stefano. «Qui dentro si dicono cose che fuori non si racconterebbero mai – spiega -. Si fanno delle confessioni. Una volta le donne non erano neanche ammesse». Una storia iniziata nel 1922 da Giovanni Luminosi, che aprì per primo la sala da barba con vista sulle Sette Chiese, poi proseguita per sessant’anni col barbiere Gino Poggi, per arrivare fino ad oggi.

Lui, Scigliano, 50 anni, ha imparato il mestiere da bambino, in Calabria: a sei anni il papà lo mandava la mattina a scuola e il pomeriggio in bottega. È arrivato a Bologna, nel 1992 e in piazza Santo Stefano nel 1996. «Prima lavoravo dal barbiere di piazza Azzarita – racconta -. Poi lessi un annuncio sul giornale e venni qui una mattina molto presto, alle 7.30, per una prova. Gino mi disse: tagliami i capelli, mentre sua moglie mi controllava da dietro. Andò bene, mi fece un’offerta che non potevo rifiutare».

Era il 2004, quando ha rilevato il negozio divenendone proprietario, ma da allora nell’insegna blu sopra la porta lampeggia ancora il nome del suo predecessore: Gino. In alto, la scritta: “Sala da barba, dal 1922”. Un secolo cli storia, che il barbiere dei vip festeggerà l’anno prossimo con la pubblicazione del suo libro, il cui ricavato sarà devoluto all’Ant. «Mi scriverà la prefazione Romano Prodi», annuncia.

Un ricordo? «Quando il Prof stava per essere eletto presidente della Repubblica qui dentro era pieno cli giornali e televisioni. Tutti a chiedermi come mi sentivo a diventare il barbiere del Presidente». Non andò, per colpa dei famosi 101. «E Prodi qualche giorno dopo mi disse che lo sapeva già che a Roma non ci andava – confida il barbiere – che aveva ricevuto delle telefonate strane. E l’aveva già detto a Flavia».

Per il suo libro ha chiesto ai suoi clienti di scrivere ciascuno una paginetta, un ricordo, su carta intestata. «Dopo aver dato qualche semplice regola – si legge – come la necessità di essere firmate in originale sono arrivate tantissime lettere: le pubblicheremo tutte in ordine alfabetico, clienti noti della città cli Bologna e clienti comuni, perché dal barbiere i clienti sono tutti uguali». C’è la figlia cli Abbado, Alessandra: «Caro Francesco, nostro padre era una persona molto educata. Gli piaceva essere sempre in ordine per ogni occasione».

L’ex ministro Piero Gnudi: «Entrando in questo negozio si ha la sensazione che il tempo rallenti e finché il mio cuoio capelluto sarà popolato da qualche pelo non rinuncerò a frequentare questa bottega». Oppure Francesco Majani: «La sala da barba da Gino è diventata una bottega storica della città, per altro ubicata in piazza Santo Stefano che è la più bella quanto affascinante piazza cli Bologna. Io sono molto sensibile alla storicità e alla tradizione, infatti la mia azienda si chiama Majani 1796 e produce e vende cioccolato da 226 anni».

Anche l’ex presidente del Bologna Giuseppe Gazzoni Frascara, scomparso l’anno scorso, gli aveva inviato un messaggio, che sarà inserito nel libro: «Auguri per questo fantastico anniversario: cent’anni cli barbe, basette, e tante diverse capigliature, sempre ese­guite con elevata professionalità».

di Caterina Giusberti, Repubblica Bologna, 15 ottobre 2021