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Tura, sangue del nostro

Addio al padre dell’ematologia. La famiglia: «Commossi dall’affetto della città»

«Se ce l’ho fatta io, potete farcela anche voi. Forse pensava che avessimo le sue stesse doti, ma noi facciamo quello che possiamo, mentre lui aveva una enorme forza di volontà che l’ha trainato per tutta la vita». Elisabetta Tura, la terza figlia del professor Sante, il famoso ematologo scomparso l’altra notte a 92 anni, ricorda con commozione e semplicità il padre: «Eravamo tutti attorno a lui, si è spento in casa. Era ammalato dalla scorsa primavera, ma fino a qualche giorno fa, quando dalla sua terrazza vedeva i Giardini Margherita, diceva ‘vivo qui da cinquant’anni e sto benissimo’ e poi ripeteva spesso di essere stato ‘molto fortunato perché ho conosciuto direttamente le tragedie di tante famiglie, mentre la mia ne è stata risparmiata’. A noi quattro figli, Francesco, Stefano, Camilla e io, ci ha insegnato a essere delle brave persone. Era molto severo, una figura d’altri tempi. Aveva una regola ferrea verso di noi: quando si esce la sera bisogna rincasare entro mezzanotte, anche da adulti. I suoi riferimenti sono sempre stati il cardinale Giacomo Lercaro, il professor Domenico Campanacci, Enzo Seragnoli prima e la figlia Isabella dopo, ai quali diceva di dovere tutto. In città c’è un’ondata di commozione che ci colpisce, riceviamo tanti messaggi, a me ha scritto anche il medico americano Robert Peter Gale che nell’85 andò a Chernobyl». Elisabetta conclude così: «Vorrei che la gente sapesse che ha trattato i medici dell’Istituto e i suoi pazienti come la sua famiglia, non c’era differenza tra l’uomo Sante Tura e il medico». Per Michele Cavo, direttore dell’Istituto Seragnoli, «il professor Tura ha sempre rappresentato per noi, suoi allievi, la figura del maestro a 360 gradi. È stato un profondo conoscitore dell’Ematologia e un pioniere nel condurre studi che hanno segnato, in maniera significativa, gli avanzamenti nella diagnosi e nella terapia di molte neoplasie ematologiche nell’arco degli ultimi 50 anni». Tura è stato «un ricercatore illuminato che, con i suoi studi, ha contribuito significativamente ai progressi nella diagnosi, terapia e cura delle malattie ematologiche neoplastiche nell’arco degli ultimi 50 anni», sottolinea l’Alma Mater.

Tra gli allievi, Pier Luigi Zinzani, responsabile dell’unità linfomi del Seragnoli, ricorda Tura con commozione: «Ho passato con lui 39 anni della mia vita, l’ho conosciuto da studente e mi ritengo fortunato di essere stato al fianco di questa grandissima persona fino all’altro giorno. Lo considero il mio maestro, il mio tutor, il mio secondo padre. La sua intuizione? Andare a estrapolare, negli anni Settanta, l’Ematologia dalla Medicina interna facendone una disciplina a se stante. Insieme al professor Franco Mandelli, ha insegnato l’Ematologia a tutta l’italia. La sua figura sarà ricordata al congresso nazionale di Ematologia che terrà a Milano dal 24 al 27 ottobre». Gianantonio Rosti, consigliere di amministrazione di Ail Bologna, esordisce così: «L’ho amato come un padre e ho passato la vita in reparto con lui. Quando entravo in studio a parlargli mi rispondeva ‘Antonio io capisco sempre la prima’, perché aveva uno spiccatissimo senso di ironia da romagnolo vero. La sua grande capacità era di prevedere il futuro e capire l’importanza degli studi clinici tra tanti ospedali, quella che poi diventerà la moderna sperimentazione clinica».

Poi si sofferma sull’associazione Ail. «Ha dato impulso a una realtà importante – sottolinea e la raccolta fondi contribuisce al sostegno di tanti giovani ricercatori e poi c’è il versante dell’assistenza domiciliare, che chiamava l’ospedale a domicilio, il servizio di assistenza psicologica e la casa di accoglienza». L’Ail, infatti, lo saluta come «uno scienziato che si è sempre impegnato nell’applicazione delle terapie più all’avanguardia». In tanti ricordano ancora la festa per i suoi 90 anni, svolta al Seragnoli, quando il professore aveva ringraziato così: «Non ho mai passato in vita mia un giorno come questo e lo devo a tutti voi» e pochi mesi dopo aveva incoraggiato Sinisa Mihajlovic durante il ricovero al Policlinico, rivolgendogli queste parole: «È un uomo forte, sano, uno sportivo e ce la può fare e poi negli ultimi anni sono stati fatti grandi progressi». Nel dicembre del 2003 l’allora sindaco Giorgio Guazzaloca consegnò a Tura l’Archiginnasio d’oro nella sala del consiglio comunale.

Per Anna Maria Bernini, presidente dei senatori di Forza Italia, con «Sante Tura se ne va una personalità eccellente sotto il profilo professionale e umano», mentre Giancarlo Tonelli, direttore Confcommercio Ascom Bologna, gli rivolge queste parole: «Ciao Sante, e grazie per averci ed avermi insegnato il grande valore dell’amore per il prossimo e dell’impegno civico». Nel 1999 il professore era sceso in campo, con il Polo delle libertà, per contendere ad Arturo Parisi dell’Ulivo il seggio alla Camera che era stato di Romano Prodi: dopo un testa a testa, si affermò il centrosinistra.

Donatella Barbetta, Il Resto del Carlino -13 ottobre 2021

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