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Hotel e turismo: segnali di ripresa

Dal Cersaie all’Appennino. Gli alberghi tornano a riempirsi. De Scrilli: «Lontani i livelli pre-crisi ma il segnalo è chiaro».

Torna a sorridere il turismo sotto le Due Toni, i mesi più neri sono alle spalle. Oltre al movimento che si vede passeggiando in città, lo confermano in modo meno empirico i principali operatori, cui si aggiunge un punto di osservazione privilegiato come quello di Bologna Welcome. La situazione sta migliorando, la ripresa c’è, complice l’andamento dell’epidemia e le regole rispettate. Tranne alcuni chiusi per ristrutturazione, gli oltre 200 alberghi sono finalmente aperti: sta andando meglio del previsto.

«Siamo lontani dai dati del 2019 — dice Giovanni Trombetti, presidente di Bologna Welcome — ma se tutto procede così, col calo dei contagi e l’aumento dei vaccini, invece di tornare a regime nel 2023 come era prospettato, ci arriveremo la prossima estate». Una boccata di ossigeno per il turismo che ha visto albergatori e ristoratori in affanno, soprattutto nelle città d’arte, lontane da mare e montagne”.

«Con la Città Metropolitana abbiamo lavorato per comunicare che Bologna era una destinazione sicura. L’applicazione My Bologna ha dato ottimi risultati consentendo le prenotazioni a visite ed escursioni via web senza code e assembramenti. I turistici hanno premiato». Ad agosto, l’occupazione media degli alberghi si è assestata al 54%, stesso numero del 2019 tenendo conto del solo turismo da viaggio. Sono scomparsi americani e asiatici, cosa che ha penalizzato città come Firenze e Venezia dove quei visitatori facevano la parte del leone, ma non Bologna che è stata in grado di differenziare: «Abbiamo saputo aggredire nuovi mercati, come tutto il Nord Europa che ha risposto positivamente bilanciando quelle perdite».

Anche il turismo di prossimità, con iniziative come quella di Crinali in Appennino e della Ciclovia del Sole, ha premiato col sold out. Discorso diverso per settembre che al turismo leisure affianca quello legato al business. Qui, nonostante la ripresa delle fiere, il gap c’è ancora tutto.

«Col Cersaie — aggiunge il presidente di Federalberghi Celso Scrilli — siamo al 25% in meno rispetto al 2019. Eima, che aprirà fra poco, si prospetta bene, i mq veduti in fiera sono buoni. Le prenotazioni degli alberghi, così come i dati che arrivano dal Marconi, fanno ben sperare: non siamo ai livelli pre crisi ma è un chiaro segnale». Complessivamente, settembre ha fatto registrare un meno 20% rispetto al 2019, ma «è lecito parlare di cauto ottimismo». Ottimismo che si respira sul fronte della ristorazione: «Qui — chiude — sta andando molto meglio perché il settore è aiutato dai tanti bolognesi e turisti italiani che hanno affollato i locali». Secondo Vincenzo Vottero, presidente dei ristoratori Ascom, la novità positiva del 2021 è la ripresa anticipata delle attività rispetto al passato: «Di solito settembre langue finché non ricomincia la scuola, mentre quest’anno abbiamo cominciato a lavorare fin dai primi giorni».

Se la zona della Ztl scoppia di clienti, “questo capita meno fuori dal centro dove manca ancora il turismo d’affari che per noi è una fetta di mercato importantissima». Bene dunque i fondi che arriveranno come sostegno al comparto turistico da Regione e Stato, «ma quello che è stato perso non lo recuperi più, soprattutto per l’aumento del costo dell’energia». Due i nei di questo affresco. Se da un lato c’è rammarico per l’Eurovision 2022 andato a Torino («Siamo dispiaciuti perché abbiamo fatto un bel lavoro di squadra», dice Trombetti), occorre tornare alla normalità anche sui congressi ancora penalizzati col distanziamento al 33%: «Se finalmente si aprono gli spazi di cultura al 100%, deve valere anche per questa fetta di mercato».

Sabrina Camonchia, la Repubblica -10 ottobre 2021

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