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«Paghiamo il canone, ma non vediamo la Rai»

A Monteveglio parte una raccolta di firme tra i residenti per le frequenti interruzioni del servizio pubblico. In campo il sindaco Ruscigno

«Qui le emozioni si interrompono un giorno sì e un giorno no, e noi siamo stufi dal momento che ci fanno pagare il canone per un servizio che non c’è». Con la parafrasi di un vecchio spot che annunciava lo stop alle interruzioni pubblicitarie durante i film l’altra mattina, nella piazza di Monteveglio, è scattata la protesta dei residenti contro la Rai, o meglio contro i servizi tecnici che da anni non garantiscono stabilità e affidabilità alla diffusione del segnale audio e video collegato al servizio pubblico.

Così un gruppo di cittadini si è dato appuntamento al mercato settimanale e intorno alla panchina ha allestito un banchetto che ha iniziato una raccolta di firme che promette di raggiungere buona parte delle circa 2mila persone residenti nell’ex capoluogo di comune della Valsamoggia. «Con questa manfrina del segnale che a un certo punto scompare, e lo schermo che diventa nero senza rimedio, ci siamo persi ad esempio tre partite dell’Italia all’europeo di calcio. L’altra sera dopo un quarto d’ora è ‘finita’ la partita delle qualificazioni della Nazionale. E vi risparmio l’elenco lungo…», sbotta Giampietro Degli Esposti, volontario Auser attivo nella vita di paese che ricorda come lo stesso problema sia stato posto al sindaco Ruscigno, ma senza risposte e soprattutto senza risultati.

Lui, il sindaco, conferma: «Scrissi quando ero semplicemente sindaco di Monteveglio e ho scritto di nuovo alla Rai nella veste di sindaco di Valsamoggia ancora prima dell’inizio della pandemia. Poi sono subentrati appunto i problemi del Covid e le emergenze sono diventate altre. Però, non appena ci saranno le firme e la lettera certamente la trasmetterò nuovamente alla Rai, perché il disservizio è effettivo e anche diffuso, anche se non in maniera uniforme». Nel borgo di Stiore l’assenza di segnale è ormai storica: «Il Tg3 è quello della Lombardia e non c’è verso di prendere quello dell’Emilia Romagna. Ma c’è anche chi si cucca quello del Veneto – aggiunge Bruno Gadani – e questa cosa del Tg3 è diffusa anche in altre zone della Valsamoggia, fino a Savigno e Castelletto».

Coalizzati anche con i fratelli Montaguti e Mauro Rossi, i residenti oltre alle firme non escludono di ricorrere allo sciopero fiscale: «Ci fanno pagare in bolletta per un servizio che non riceviamo. Paradossalmente riceviamo decine di canali gratuiti e i tre del servizio pubblico non li vediamo», aggiungono con un occhio all’ormai prossimo salto tecnologico che cambierà, si spera in meglio, gli standard della televisione.

Gabriele Mignardi, il Resto del Carlino, 16 settembre 2021

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