Il governo pensa a nuovi indennizzi
Ancora niente da fare per le discoteche. Anche ieri infatti, è stata rimandata l’agognata decisione riguardo all’apertura di quelle che sono le uniche attività rimaste ancora chiuse nella Penisola. Deluse quindi le speranze dei gestori dei locali da ballo che fino all’ultimo hanno spinto perché il governo si esprimesse sul loro destino già durante il consiglio dei ministri di ieri.
Tuttavia il tema è entrato in Cdm solo in maniera marginale. Come si apprende da fonti di governo infatti, se n’è parlato solo al termine dell’incontro (che all’ordine del giorno aveva la questione licenziamenti, lo stop cashback e altre vicende ma non la definizione di una data per la riapertura delle discoteche) senza quindi arrivare ad una decisione definitiva. Sul tavolo, però, sarebbe stata messa la possibilità di riconoscere delle risorse per le mancate entrate subite dall’intero settore fino ad ora. Un comparto che, è bene ricordare, secondo le associazioni di categoria occupa 3mila imprenditori e 100 mila dipendenti, oltre a generare un giro d’affari che supera i 2 miliardi di euro. Un’impasse contro cui si è scagliato subito il leader leghista Matteo Salvini che, prima ha ricordato come in altri Paesi (Spagna, Germania, Svizzera, Austria e Grecia) si balli già da tempo e poi che il limite non ferma i party non controllati: «Meglio un divertimento sicuro e controllato, con protocolli di sicurezza seri, oppure i rave party e le feste abusive e illegali, denunciate ormai in tutte le città italiane? Torniamo alla vita ed al lavoro, tutti, il prima possibile».
F.Mal. Il Messaggero -1 luglio 2021
IL PROTOCOLLO
Il riferimento è ovviamente al protocollo per la riapertura approvato ormai più di una settimana fa dal Comitato tecnico scientifico (Cts). Gli esperti, senza indicare una data perché «decisione politica», hanno infatti definito che le discoteche possono riaprire ma solo utilizzando il Green pass, se hanno a disposizione spazi esterni e comunque riempiendoli per non più del 50% della capienza. Regole tutto sommato chiare che avevano fatto ben sperare i gestori che si aspettavano una presa di posizione immediata da parte del governo. Così però non è stato, probabilmente a causa dei crescenti timori che riguardano la diffusione della variante inglese anche all’interno del nostro Paese.
Le associazioni: “Vanno forte i prodotti della tradizione. Giusto comprare nei nostri negozi di prossimità, aspetto che dà linfa vitale a quartieri e territorio”