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Ordinanza antialcol: «No a due pesi e due misure. Negozi ed enoteche discriminati»

Gli interventi di Marinella Degliesporti, Presidente Fida-Confcommercio Ascom Bologna, e Giampietro Gamberini, Presidente Federazione grossisti vini e bevande Confcommercio Ascom Bologna

Marinella Degliesposti, Presidente Fida-Confcommercio Ascom Bologna

La proroga dell’ordinanza comunale che vieta ai negozi di vicinato ed enoteche la vendita di alcolici dopo le 18 in tutta la città è discriminatoria nei confronti della nostra categoria. Come Fida (Federazione italiana dettaglianti alimentari) di Confcommercio Ascom Bologna nel periodo di emergenza legata al Covid-19 abbiamo accettato, seppur con difficoltà, questo tipo di divieto per senso di responsabilità e tutela della salute pubblica. Alla luce di un allentamento delle restrizioni e un calo dei contagi, però, è inaccettabile che il Comune prosegua su questa linea che penalizza i piccoli negozi di alimentari e le enoteche, mentre non tocca gli interessi dei grandi supermercati. Vorremmo sapere quale possa mai essere la differenza tra il comprare dopo le 18 una bottiglia di vino da un’enotecao un negozio di vicinato piuttosto che da uno dei tanti supermercati presenti in città. Riteniamo necessario che il Comune di Bologna faccia un passo indietro e riveda l’applicazione dell’ordinanza, lasciando i negozi di vicinato e le enoteche libere di poter vendere gli alcolici oltre le 18. È impensabile, infatti, che con l’eliminazione del coprifuoco, prevista al più tardi a partire dal 21 giugno, e la riapertura di tutte le attività, i negozi di vicinato e le enoteche debbano ancora subire restrizioni. Inoltre la data di scadenza del 31 luglio è ingiustificabile e senza alcun fondamento. Tutte le attività commerciali hanno pagato e stanno pagando un prezzo altissimo a causa della pandemia, ora è il momento di agire con elasticità e non più sotto la spinta dell’emergenza e del panico. 

Giampietro Gamberini, Presidente Federazione grossisti vini e bevande Confcommercio Ascom Bologna

Impedire alle enoteche di vendere alcolici dopo le 18 sta creando un danno enorme a un settore che è stato già duramente colpito da oltre un anno e mezzo di pandemia. A questo si aggiunge anche la beffa di veder applicata questa ordinanza solo ai piccoli negozi, mentre i colossi dei supermercati possono continuare a vendere tranquillamente vino, birra e alcolici senza alcuna restrizione. Una differenza di trattamento miope da parte del Comune di Bologna che da una parte penalizza i piccoli imprenditori e dall’altra lascia via libera all’acquisto indisturbato di vino e birra nei supermercati, dando vita a una concorrenza sleale nei fatti. Vorrei specificare, inoltre, che le enoteche rappresentano un’attività specializzata nella vendita al dettaglio di vino, dove si va, ad esempio, una volta finito di lavorare per comprare una bottiglia da consumare a casa durante la cena e non per essere aperta in strada e creare assembramenti. Va sottolineata poi l’assurdità di mantenere restrizioni di questo tipo in un momento in cui tutte le attività stanno riaprendo e si stanno lasciando alle spalle mesi di chiusure e divieti. È chiaro che la direzione intrapresa a livello nazionale, con la fine del coprifuoco prevista dal 21 giugno, sia quella di un allentamento delle restrizioni. È per questo che è inconcepibile l’atteggiamento del Comune che impone un’ordinanza di questo tipo fino al 31 luglio. Se l’amministrazione pubblica vuole tutelare la salute pubblica, trovi un modo diverso dallo scaricare le responsabilità su decine di imprenditori già allo stremo.

di Marinella Degliesposti e Giampietro Gamberini, il Resto del Carlino, 10 giugno 2021

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