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Fondazione Sant’Orsola, il cuore dei volontari

In un anno sono stati ben 441 i bolognesi a sostegno dell’ospedale con un’età media molto bassa. Faldella: «Sono la speranza della città»

Il 20 maggio 2020, esattamente un anno fa, i volontari della Fondazione Sant’Orsola hanno ripreso a fare servizio in ospedale. Sono partiti in un centinaio, oggi sono quasi il triplo (291). E nel 12 mesi si sono alternati complessivamente 441 bolognesi. Un esercito a sostegno dell’ospedale. L’età media? Molto più bassa del previsto: 45 anni, con 140 under 35. I numeri. Detto dei 441 volontari, sono state 21.227 le ore donate, 175.800 le mascherine distribuite, 343 i libri ai ricoverati. Da segnalare anche 6 minorenni, i cui genitori hanno firmato per permettere loro di essere assicurati e fare servizio. Tra i giovani lavoratori c’è anche chi avendo avuto le ferie nei mesi scorsi e non potendo andare da nessuna parte le ha trascorse facendo servizio ai checkpoint. Otto volontari su 10 abitano a Bologna, ma nel restante 20% c’è anche chi scende da Sasso Marconi e chi, avendo traslocato a Reggio Emilia, quando può torna a indossare la pettorina. Le attività. Quattro quelle svolte, a partire dal checkpoint. Negli atri dei padiglioni 2 e 5, per 12 ore al giorno, con turni di tre ore, i volontari – sempre in coppia – accolgono pazienti e accompagnatori, misurano la temperatura, controllano le mascherine, igienizzano le mani. E aiutano a pagare il ticket o a fare l’accettazione. Poi i punti vaccinali: partiti dal padiglione 16, sono proseguiti all’11 e infine all’1.

«I nostri volontari – così una nota – hanno dato una mano a gestire le aree aperte per realizzare 28.600 vaccinazioni per il personale e i pazienti fragili». Tra le attività anche ’Provo a dirlo con un libro’. Il 6 dicembre la prima consegna, da allora ben 343 testi distribuiti a chi ne ha fatto richiesta. «I volontari hanno scelto quelli che stanno loro più a cuore, costruito il catalogo online con le proprie recensioni e gestiscono richieste, grazie alle donazioni arrivate fanno gli acquisti e consegnano i libri in reparto».

Il quarto progetto prende il nome di ’Vicini di casa’, ovvero un gruppo di volontari che va a trovare i pazienti ospiti degli alloggi presi in affitto dalla Fondazione o degli alberghi, dal maggio scorso quasi 900 persone. Vanno a far loro la spesa, li accompagnano a fare un giro ai Giardini Margherita o in ospedale per le terapie o restano a fare due chiacchiere. In arrivo. Ma non è finita. Tre le attività in rampa di lancio, tutte riservate a chi è già stato vaccinato con entrambe le dosi. A partire dal day hospital di Oncologia, dove ogni mattina i volontari aiutano l’accettazione dei circa 100 pazienti che arrivano per esami e terapie oncologiche. Le persone accolte e accompagnate sono già 2.300.

Dalla prossima settimana, poi, inizierà la collaborazione con gli operatori della Geriatria per imboccare i degenti (46 in reparto) non autosufficienti per poi accompagnare i parenti nella stanza degli abbracci. A breve, infine, dovrebbe partire un servizio per permettere alle famiglie di incontrare i pazienti Covid. «In questi mesi i volontari hanno dimostrato con i fatti di essere il cuore della Fondazione – così il presidente Giacomo Faldella – e un grande motivo di speranza per la nostra città. E quel che mi colpisce di più è la gioia che gli incontri che vivono dà comunque loro, anche quando sono faticosi o delicati».

Il Resto del Carlino, 20 maggio 2021

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