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Strada Maggiore, attende turisti «O anche passanti»

Strada non via. Già nel nome un’eccezione. Un’anima divisa in due, quella di Strada Maggiore

Caotica, rumorosa, trafficata durante la settimana, pedonale e silenziosa il sabato e la domenica coi T·Days, arrivati con sospetto fra il 2014 e il 2015 a seguito del cantiere per l’allora Crealis che, impedendo il traffico, fece scoprire la bellezza della via libera dalle auto, coi tavolini all’aperto. Ne nacque una protesta: prima nessuno voleva i lavori, poi la strada senza traffico cominciò a piacere anche ad alcuni commercianti che guidati da Massimo Villa del negozio di articoli sportivi (qui dal 1928), si fecero promotori della pedonalizzazione. Se ne avvantaggiarono i locali che durante i weekend godevano dell’onda lunga della passeggiata di bolognesi e turisti, meno altre attività che hanno fatto la scelta di chiudere il sabato o “tenere aperto solo su appuntamento”, come racconta Roberta Sassi di Poltrona Frau, da 20 anni in Strada Maggiore, punto di riferimento per l’arredamento di lusso.

Poi il Covid ha cambiato tutto. Lo sa Andrea Ferrari, titolare del negozio di giocattoli Città del Sole che ha le vetrine qui da 43 anni. «Prima della pandemia, i bar attorno sono molto cresciuti. Eravamo inseriti nel circuito pedonale dell’area Due Torri, Corte Isolani, S. Stefano. I turisti, aumentati moltissimo dal 2017, si spingevano fino a qui. Ora speriamo che tutto riparta».

L’azzardo economico l’ha fatto l’edicolante Alessandro Palazzi che da fine 2018, sotto le Due Torri, apre all’alba la saracinesca con giornali e souvenir per turisti, che però non si sono ancora visti: «Prima della pandemia gli affari andavano, c’era passaggio per la salita sugli Asinelli, la strada è ricca di monumenti». Palazzi, chiese e musei sono un tratto tipico di Strada Maggiore. Strada prodiana per eccellenza, dalla basilica dei Santi Bartolomeo e Gaetano frequentata dalla famiglia che abita poco più avanti nella traversa di via Gerusalemme, passando per il Mulino (che il Professore ha presieduto negli anni ’70) e il centro studi Nomisma nello stesso edificio del poco conosciuto Museo Davìa Bargellini. E ancora il Museo della Musica e Casa Rossini, la chiesa dei Servi e le tre frecce nel soffitto (l’omonimo ristorante non c’è più da tempo) che aprono a Corte Isolani dove sbocciano nuove attività come il Bloom.

I negozi alimentari gestiti da stranieri si contano sulle dita di una mano, concentrati nella seconda parte della strada, oltre Scienze Politiche. Qui, di fronte a via Torleone, c’è una restauratrice della ditta Leonardo che sta rimuovendo i graffiti dai muri, grazie a un patto di collaborazione col Comune. Chi vuole mangiare ha buoni riferimenti: Zoo, Clorofilla, la pasticceria di Nonna Vincenza, la Pescheria Nogara che il venerdì sera fa aperitivi. E poi c’è Scaramagli, tempio per buongustai e buon bere, totem della strada da tempo immemore, già ridimensionato anni fa negli spazi e traslocato a ridosso della porta dal luglio 2020: «C’è poco passaggio – dicono i coniugi Cavazzoni – ma speriamo nel traffico dei viali». Vini e prelibatezze, da Scaramagli si trova tutto come da Castaldini, più che una ferramenta un’istituzione da un secolo. Da mezzo, invece, lavora la Libreria Ceccherelli, in fondo alla via con volumi antichi e moderni. «Queste strade non hanno più l’appeal di un tempo – dice il titolare – il Comune ha lasciato che il centro diventasse solo luogo per studenti». Poco più giù, infatti, sedute al tavolino di un bar ci sono due giovani ragazze del Liceo Laura Bassi: pc aperti, fogli in mano, ripassano biologia in previsione della maturità. La prima strada Maggiore di tutti.

Caterina Giusberti, la Repubblica 14 maggio 2021

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