Pirazzoli (Anaste): “Green pass obbligatorio e ok alle uscite, bisogna organizzarsi”
Visite in sicurezza alle strutture per anziani, sì; abbracci, per ora, pare di no. È entrata in vigore da due giorni la nuova ordinanza ministeriale sulle visite ai residenti in strutture come Cra, Rsa o case di riposo da parte dei loro cari, ma già serpeggia qualche perplessità. Intanto, non molto cambia, dato che la maggior parte di queste strutture, almeno in città e soprattutto con il sopraggiungere della bella stagione, si era già organizzata per aprire gli ingressi ai parenti e organizzare gli incontri all’aperto; poi, perché si parla di «certificazioni verdi Covid», l’ormai noto ’green pass’, senza che però sia ancora ben chiaro a tutti come funzioni, e di «contatti fisici», concessi però soltanto in «particolari condizioni di esigenze relazionali/affettive», mentre per il resto va garantito il solito distanziamento. E per le situazioni particolari – casi di fine vita, gravi depressioni in cui l’isolamento poteva avere conseguenze gravi –, il contatto era spesso già previsto, previo parere medico. Non solo: l’accesso è consentito esclusivamente a chi è dotato di ’certificato verde’ (è cioè vaccinato o ha gli anticorpi del Covid per averlo contratto meno di sei mesi fa), dunque qualche restrizione sorgerà tra i parenti che per esempio ancora non hanno l’età per il vaccino.
«Siamo un po’ perplessi – riflette Gianluigi Pirazzoli, presidente di Anaste (Associazione nazionale strutture terza età) Emilia-Romagna e della struttura per anziani Casa Sant’Anna e Santa Caterina, duramente colpita dal Covid durante la prima ondata –, soprattutto per quanto riguarda la green card, che ancora non esiste come tessera vera e propria. E con le attuali norme sulla privacy non possiamo chiedere ai visitatori se sono vaccinati o meno, sono eventualmente loro che, spontaneamente, ce lo mostrano».
Ma se il parente e l’anziano sono vaccinati, si potranno finalmente abbracciare? «Nell’ordinanza del Ministero non si menziona il contatto fisico, se non per alcuni casi particolari, spesso già previsti. Certo, si va anche a buon senso: se entrambi sono vaccinati, all’aperto, e scappa una carezza, si può chiudere un occhio. Ma abbracciare e baciare no, questo è sicuro». Di fatto, l’ordinanza avrebbe perciò normalizzato a livello nazionale una gestione che finora le singole strutture, a livello regionale o anche inferiore, si erano adottate un po’ da sé. Quindi l’intervento del Ministero della Salute era assolutamente necessario, anche se sono rarissimi i casi (pare nessuno in città) in cui davvero parenti e degenti non si sono visti per un anno e mezzo, date le opportunità di incontri all’aperto e stanze degli abbracci. Assoluta novità però, oltre al green pass, è la possibilità di rientri temporanei in famiglia e uscite programmate (in giornata) per gli ospiti, completamente sospesi dalla prima ondata.
«Questo, confesso, un po’ ci preoccupa – spiega Pirazzoli – e dovremo organizzare tutto per bene, assieme anche alle famiglie. Per fortuna invece si elimina la quarantena obbligatoria per i nuovi residenti già vaccinati o con anticorpi, snellendo le liste d’attesa». Se nelle strutture private però ci si organizza più o meno autonomamente, diverso è per le strutture pubbliche: sebbene anche queste abbiano già previsto forme di incontri per visitatori e degenti, come visite all’aperto o stanze degli abbracci, al momento restano in attesa delle direttive da Distretto sanitario e Regione, in cui sarà specificato cosa cambia rispetto a quanto attualmente in vigore. Direttive che si spera arriveranno a breve, anche per permettere alle strutture di adattarsi agli eventuali cambiamenti e organizzarsi di conseguenza, informando i familiari dei degenti.
Federica Orlandi, Il Resto del Carlino 11 maggio 2021