Il presidente di Confcommercio sottolinea che «le imprese sono collaborative, ma non reggono oltre. Bisogna rafforzare di più i controlli». «Necessari interventi sui costi fissi, i nuovi ammortizzatori siano sostenibili».
Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio, come valuta il decreto aperture?
«Sembrava un passo in avanti. Ma non c’è stato. Anzi, registriamo alcune retromarce fortemente penalizzanti. Ad esempio è grave che sia venuto meno – all’ultimo momento – il via, dal 15 maggio ed in zona gialla, a tutti i negozi presenti nei centri e nelle gallerie commerciali anche nei giorni festivi e prefestivi. Un’altra doccia fredda, soprattutto perché frena la programmazione. Per questo, insieme alle altre associazioni di categoria, chiediamo un incontro urgente al governo».Quali altri punti non vanno?
«Le aperture dal 26, in zona gialla, soltanto all’aperto. Comprendiamo le cautele, ma sono una limitazione che penalizza più del 46% dei bar e ristoranti italiani, privi di spazi all’aperto, mentre magari hanno spazi chiusi anche ampi. E la percentuale cresce di molto nei centri storici. È significativa, al riguardo, la richiesta unitaria delle Regioni di un incontro con Draghi. Ribadiamo, dunque, con forza la nostra richiesta: bisogna fare di più per riaprire in sicurezza».Facile a dirsi…
«Bisogna farlo con tutta l’attenzione necessaria ai protocolli sanitari, perché anche noi ci preoccupiamo per i dati di contagi e ricoveri, e con più efficacia nei controlli. Ma bisogna fare di più per un cronoprogramma davvero serrato».E il coprifuoco alle 22?
«Noi siamo collaborativi. Ma ci pare una scelta incomprensibile, non giustificata da plausibili motivi sanitari, un’altra penalizzazione. È assolutamente ragionevole la richiesta di spostarlo alle 23».Le imprese non ce la fanno più?
«Sì. Un punto è chiaro: non reggono oltre. Hanno sulle spalle il macigno di un crollo dei consumi che, nel 2020, è stato di circa 129 miliardi di euro. E la prospettiva di 300mi1a chiusure di imprese del terziario e di 200mila partite Iva in meno che si fa ogni giorno più concreta. È un bilancio drammatico per il mondo imprenditoriale che rappresentiamo, in particolare per la ristorazione e tutta la filiera turistica che ha registrato una perdita di valore della produzione pari a circa 100 miliardi. Senza dimenticare, naturalmente, l’abbigliamento, l’ambulantato, i trasporti e tutto il comparto della cultura e del tempo libero».Gli indennizzi stanno arrivando?
«Sì, ma servono realmente adeguati, inclusivi e tempestivi. Accanto a moratorie fiscali e creditizie più ampie e a interventi per alleggerire i costi fissi, a partire dal credito d’imposta per le locazioni commerciali. Vanno poi risolti paradossi come la Tari: la tassa sui rifiuti che le imprese pagano, a caro prezzo, anche se sono rimaste chiuse».Il vostro giudizio sul Pnrr?
«Esamineremo il testo. A nostro avviso, rispetto a quello di gennaio, era necessario rafforzare gli investimenti dedicati al terziario di mercato. Si tratta dei settori più colpiti dall’impatto economico e sociale della pandemia. Ma sono settori – rappresentati da Confcommercio – che nel complesso contribuiscono alla formazione del Pil e dell’occupazione per circa il 40% del totale. Le risoluzioni di Camera e Senato hanno largamente tenuto conto di questa esigenza. E il ministro Franco ha sottolineato l’importanza del lavoro svolto dal Parlamento anche come operazione di ascolto della società italiana. Verificheremo, dunque, che ora sia giustamente tenuto in conto. Anche rispetto all’esigenza di prorogare il Superbonus del 110% e di renderlo fruibile anche da parte di imprese e professionisti».Si lavora intanto alla riforma degli ammortizzatori sociali.
di Eugenio Fatigante, Avvenire, 24 aprile 2021
«Nell’incontro di mercoledì con il ministro Orlando abbiamo ribadito la necessità che una riforma all’insegna dell’universalità delle prestazioni non si traduca nell’adozione di un unico modello d’intervento, prescindendo dalle diverse esperienze di settore. L’obiettivo deve essere quello di un assetto maggiormente inclusivo, ma anche contributivamente sostenibile da parte delle imprese. E con il segretario del Pd, Enrico Letta, cosa vi siete detti mercoledì? L’emergenza è ancora grave. E con Letta abbiamo condiviso alcuni punti nodali, dai vaccini a sostegni più calibrati sui costi fissi. Letta propone un patto per la ricostruzione con le parti sociali. Il nostro contributo non mancherà. Confcommercio rappresenta un’Italia operosa che vuole riaprire, ripartire, ricostruire».
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