Le associazioni di categoria contro il rientro alle 22 anche d’estate. E intanto Bonaccini conferma: «Da lunedì torniamo zona gialla»
«Il coprifuoco? Alle 24, nel più breve tempo possibile: tutti i bar e i ristoranti devono poter svolgere davvero la propria attività». Le associazioni di categoria si uniscono in coro e alzano la voce su quello che continuano a chiedere con forza da mesi: niente più rientro forzato a casa alle 22. Per lavorare e rialzare da testa dopo un incubo lungo oltre un anno, i locali devono avere bisogno di condizioni diverse e le nuove misure, che scatteranno a partire da lunedì con «il ritorno in zona gialla dell’Emilia-Romagna» – come ha anticipato ieri il governatore Stefano Bonaccini –, non possono bastare.
«Dopo 15 mesi di Covid sorprende e dispiace che ancora il governo imponga ai pubblici esercizi provvedimenti assolutamente penalizzanti» sintetizza Giancarlo Tonelli, direttore di Confcommercio Ascom, che l’altro giorno ha espresso solidarietà ai ristoratori in prima persona recandosi al picchetto di protesta organizzato in piazza Maggiore. Su un’estensione del coprifuoco è d’accordo anche Alberto Aitini, che propone le 23 «per tenere insieme la possibilità di andare un po’ più lontano da casa e avere il tempo di rientrare, perché non si può andare al ristorante alle 18». L’assessore chiede anche di «sanzione maggiormente le persone che si vedono assembrate in giro», scene viste in zona universitaria e in piazza San Francesco anche ieri pomeriggio prima dell’intervento della Polizia Locale.
Ma vedere i clienti costretti a tornare a casa alle 22, per i ristoratori che effettuano servizio nei dehors o ai tavolini esterni significa in effetti dover chiudere la cucina massimo alle 20,30. Un cortocircuito che per tutti difficilmente consente una vera ripartenza, con Tonelli che lancia subito l’allarme: «Soltanto il 50% dei nostri associati potrà aprire dal 26 aprile». La ‘road map’ messa a punto dal governo, con un calendario di riaperture ‘scaglionato’, sancisce nei fatti un periodo con restrizioni superiori a quelle delle precedenti ‘zone gialle’: solo chi avrà spazi esterni potrà servire i clienti a pranzo, mentre chi lavora soltanto all’interno dovrà aspettare giugno.
E se la speranza di tutti è quella di vedere le regole aggiornate fra poche settimane, il direttore di Confesercenti Loreno Rossi rincara la dose: «Noi contiamo che dal 15 maggio il coprifuoco venga posticipato a mezzanotte, per permettere alle attività di restare aperte fino alle 23 – puntualizza Rossi –. Solo così ci potrà essere una vera ripartenza del settore. E ci auguriamo anche che i ristoranti che potranno tornare a lavorare dal primo giugno nelle sale interne, non siano costretti a chiudere tassativamente alle 18, altrimenti sarebbe un’altra misura inutile». Sul nodo spazi esterni e interni, il direttore di Cna Claudio Pazzaglia ragiona: «Stiamo vedendo da parte di tutte le amministrazioni comunali uno sforzo per arrivare ad altre deroghe, o comunque ad alcune soluzioni per riparare il danno, ma rimangono comunque dell’idea che continuano questi preoccupanti segnali di incertezza da parte di chi governa».
«Segnali che lasciano interdetti sia gli operatori, costretti a salti mortali per adattarsi – conclude Pazzaglia -, sia i consumatori, sempre più confusi su ciò che si può fare e ciò che non si può fare». Per Amilcare Renzi, segretario di Confartigianato, il piano riapertura infine presenta segnali di ripresa timidi, ma pur sempre «incoraggianti«. «Guardiamo con positività al decreto – spiega Renzi -: chiaramente è solo un avvio e ci auguriamo che, anche attraverso la responsabilità individuale di tutti, venga facilitato il percorso per tornare alla normalità quanto prima. Questo comparto ha messo in campo tutte linee guida, gli investimenti, le precauzioni per poter operare in sicurezza. Hanno messo cuore e passione per garantire la sicurezza dei propri clienti: meritano la possibilità di poter lavorare al meglio. E questo passa anche da ognuno di noi».
di Francesco Moroni, il Resto del Carlino, 23 aprile 2021
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