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«Discoteche ancora ignorate ma il contagio dilaga altrove»

Intervista a Gianni Indino, presidente del Silb Emilia-Romagna

Gianni Indino, presidente di Silb Emilia-Romagna, la riapertura delle discoteche sembra essere completamente esdusa dalragenda politica. Cosa ne pensa?
«Non siamo considerati, come tutte le attività ludiche. Il ministro Speranza lo ha detto chiaramente: la riapertura delle discoteche non è prioritaria. Lo dica alle 300mila aziende chiuse e a tutte le famiglie che vivono di questo, che non è essenziale. Senza contare l’aspetto legato al bisogno di socializzazione e normalità».

Qual è la causa?
«Le discoteche sono considerate luogo di contagio con i giovani untori e i politici hanno paura di allontanarsi da questa idea, che ormai viene presa come verità assodata. Ma non è così. Si dice che il caso Sardegna nel 2020 è scoppiato a causa delle discoteche, ma anche quest’anno in un mese è passata da zona bianca a rossa senza che ci fossero discoteche o locali aperti. Non si vuole dire che il contagio avviene nelle scuole e sui mezzi pubblici. Allora lo dico io. È più facile chiudere le nostre imprese che le scuole».

Quali sono le vostre richieste nei confronti della politica?
«Pretendiamo rispetto da tutti e che si parla seriamente. Ora non abbiamo nulla. È importante invece dare un indirizzo, un obiettivo o una speranza. O anche una data. Si parla del 2 giugno? Bene. 112 luglio? Bene lo stesso. Però ce lo devono dire. I locali dopo un anno di chiusura non si riaprono con un click, servono lavori di manutenzione e sanificazione a maggior ragione in questo momento».

VI sentite trascurati anche in relazione al peso che avete sull’economia?
«Certo. Questo è vero soprattutto per questo territorio, la Riviera romagnola, in cui le discoteche sono un valore aggiunto che richiama giovani da tutta Italia. Gli stessi giovani che poi prenotano le stanze negli hotel, prendono gli ombrelloni in spiaggia e fanno acquisti nei negozi. Le nostre imprese danno da lavorare a decine o addirittura centinaia di persone, che da un anno a questa parte hanno dovuto cercare lavoro in altri settori».

di Allegra Zanni, il Corriere di Romagna, 16 aprile 2021

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