Si torna in zona arancione, il presidente di Confcommercio Ascom: «Una ripartenza ancora parziale, serve una svolta in pochi giorni»
«Si torna in zona arancione? C’è soddisfazione per la parziale riapertura di alcune attività, ma purtroppo abbiamo imparato ad accontentarci di poco. Ora la priorità è cambiare ottica e dare liquidità alle imprese: dobbiamo lasciarci alle spalle questo anno di scelte incresciose intraprese dal governo». Non può essere completamente soddisfatto Enrico Postacchini, presidente di Confcommercio Ascom Bologna, con l’abbandono della zona rossa: il commercio locale continua a soffrire e le prospettive per le imprese nei prossimi mesi sono tutte in salita. «Il turismo, l’accoglienza, gli eventi, la cultura: sono settori per cui la ripartenza vera e propria tarderà ad arrivare. Occorre permettere alle persone di lavorare, con una riforma fiscale seria» mette in chiaro Postacchini.
Presidente, da domani intanto si torna in zona arancione.
«Ormai l’abbiamo provata e riprovata, sappiamo quali misure comporta e quali differenze. Alcune attività riaprono, mentre tante altre no, e restano le limitazioni agli spostamenti anche tra Comuni diversi, con non poche difficoltà. Si può dire che dal rogo torniamo alla brace…».Il quadro per l’economia continua ovviamente a essere nerissimo: qual è la priorità adesso?
«Riaprire, ma farlo come si deve. Le chiusure portano danni alle imprese e pochi sollievi per quanto riguarda l’andamento pandemico. Con il ritorno in arancione, bisogna cominciare a ragionare a strettissimo giro di permettere anche alle altre attività di tornare in pista. E intendo nell’arco di pochi giorni, non di più».I commercianti non possono più permettersi di aspettare.
«Abbiamo vissuto un periodo lunghissimo con ‘stop’ a singhiozzo che hanno distrutto l’economia. Ci sono operatori che hanno pagato un prezzo più alto di altri, ora bisogna mettere loro nelle condizioni di lavorare e di dimostrare che la sicurezza può essere garantita. Molte realtà sono in grado di accogliere anche quella poca clientela che potrebbe presentarsi, rispettando i protocolli in maniera ottimale».I sostegni non bastano a coprire le perdite?
«Le misure a favore delle aziende sono ogni giorno più inefficaci. Abbiamo presentato diversi emendamenti al decreto ‘Sostegni’, il prossimo provvedimento metterà davvero alla prova il governo Draghi».Cosa vi aspettate?
«Come detto, più giorni passano più è difficile far arrivare aiuti concreti. L’ultimo decreto ha garantito ad alcune società colpite di avere dei contributi, ma tra Durc, merito creditizio e altri fattori è molto complicato ottenere risorse. Sono emerse anche differenze tra aziende all’interno delle stesse filiere».Di che tipo?
«Una superficialità dimostrata dal codice Ateco che finisce per isolare alcun soggetti, rendendoli debolissimi e con le spalle al muro di fronte ad altre realtà della stessa filiera. Si diventa dei soggetti bersagliati».Le imprese hanno bisogno di liquidità, quindi.
«Subito, sia che fossero risorse a fondo perduto sia che si parli di prestiti garantiti dallo Stato. Sarebbe un gesto da Stato civile. Ma non solo: serve anche una riforma fiscale che funzioni e sia in grado di cambiare le cose».Ci dica di più.
di Francesco Moroni, il Resto del Carlino, 11 aprile 2021
«Deve essere una pietra che metta fine a tutto quanto c’è di pregresso. Tante imprese sane hanno cominciato con le rateizzazioni anche da prima della comparsa del Covid, ora si vanno ad accumulare con imposte nuove. Dobbiamo capire che ci aspetta una ricostruzione come negli anni del Dopoguerra, e quando scoppia una guerra tutto viene cancellato. Il nostro ragionamento non deve essere diverso».
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