Il presidente di Bologna Welcome lancia la sfida: «Pronti per il centro storico nuovi tour guidati. C’è voglia di viaggiare». Il Presidente di Federalberghi Bologna. La critica al sistema dei ristori: così sono del tutto inutili, servono finanziamenti garantiti per 15 anni»
Giovanni Trombetti, vicepresidente di Federalberghi e presidente di Bologna Welcome, lei ha sempre dato segnali di ottimismo: come si riparte da una situazione di immobilismo come questa? «Attualmente l’occupazione media delle camere, sia in città, sia fuori città, sta attorno al 15%, nel weekend si scende al 5%, parliamo di una clientela business. Il centro storico è spettrale, sono lì gli hotel maggiormente chiusi. Ma io confermo, sono un inguaribile ottimista: i dati sulla vaccinazione ci dicono che stiamo andando bene, e con una politica di spostamenti tra regioni le cose cambiano drasticamente. Certo, il primo quadrimestre del 2021 è stato pesante, ma adesso bisogna guardare avanti». Cosa vede? «Spiragli positivi per l’estate. Un mercato più nazionale, non appena si potrà viaggiare, e poi anche internazionale quando si ricomincerà a spostarsi tra nazioni, credo maggiormente in auto e poi con i voli. Se parliamo solo di pernottamenti, non ci aspettiamo grossi numeri per l’estate, per tornare a volumi considerevoli dovrà passare tutto il 2021. Noi dobbiamo resistere e avere delle politiche a sostegno del turismo più decise. La filiera ha sofferto più di tutti, e gli spiccioli che stanno arrivando sono insufficienti».
Quale sarà il mese giusto per la ripartenza? «Difficile dirlo. Vediamo come andranno le prossime settimane, ci hanno promesso risultati entro i prossimi due mesi. Speriamo che qualcosa riparta. E attenzione: non dovrà essere un tana libera tutti. Ma piano piano possiamo ripensare a una ripartenza massiccia del settore alberghiero. Oggi tanti sono chiusi, da tempo». Che tipo di turismo riavremo? «In partenza sarà soprattutto un turismo leisure, quindi per svago, per piacere. Spero che per le città d’arte questo possa essere un bel volano». Come Bologna Welcome avete nuovi pacchetti pronti? «Lavoreremo molto sul turismo all’aperto, sul turismo slow. Percorsi sull’Appennino e in pianura, dalla Ciclovia del Sole fino ai nuovi cammini, dalla piccola Cassia alla Gotica, oltre a una radicale ristrutturazione della Mater Dei, rafforzeremo l’offerta. Certo, questo turismo produce solo in parte pernottamenti, si tratta spesso di esperienze in giornata». E in città? «Riapriremo subito Torre dell’Orologio e Asinelli. E poi lanceremo un nuovo percorso all’aperto, ci stiamo organizzando, un tour guidato sugli scaloni più importanti del centro storico. Senza dimenticare lo sport, che fa da grande attrattore. Percepiamo una gran voglia di viaggiare, saremo pronti».
Anche i Congressi sono al palo, quali sono le prospettive? «Come Bologna Welcome abbiamo già dato il via a 10 candidature internazionali della città per eventi congressuali, dal 2022 al 2027. Ne avevamo già 40 di candidature, noi ci siamo».
Celso De Scrilli, presidente di Federalberghi, la situazione per le strutture ricettive è drammatica ovunque. Come se ne esce? «La situazione è a zero. Quei pochi che sono aperti lavorano con una clientela che viene per affari. E oggi stiamo parlando del 50% delle strutture aperte, anche meno considerando tutti quelli che stanno chiudendo in questa settimana. E’ una Pasqua di chiusura totale, c’è poco da dire, prenotazioni non ce sono. Un anno peggiore rispetto al 2020, una Pasqua senza turismo per Bologna è una mazzata». Ecco, eppure per il Viminale è possibile andare in vacanza all’estero. «Questa è incompetenza, cosa vuole che le dica. E non è nemmeno un problema se qualcuno va fuori, è giusto che vada, ma allora tutta quella profilassi con il tampone e tutto si faccia anche per spostarsi tra Regioni, per andare al mare in Riviera. Il ministero della Sanità non ha fatto più tracciamenti del Covid e poi non possiamo nemmeno muoverci. Un’assurdità. Non posso andare in un’aula con 300 studenti, ma posso salire su una nave con 3mila persone. E anche quella cosa della quarantena obbligatoria al ritorno per cinque giorni, tutt’un’improvvisazione senza senso». Che prospettive avete come Federalberghi sulla ripartenza? « Siamo tutti a rimandati a settembre. Sempre se ci sarà il passaporto vaccinale, se si riapriranno i voli e se sarà dato l’ok allo spostamento tra regioni. L’unica prospettiva concreta mi pare questa, ripeto finora il 2021 è peggio del 2020, quando almeno gennaio e febbraio furono mesi anche migliori sul 2019, e poi tra luglio e ottobre si è lavorato. Se a settembre avremo una serie di tasselli al loro posto, allora potranno ripartire davvero gli alberghi, assieme alle fiere, ai congressi e agli eventi in generale. Il piano vaccinale deve accelerare». In città in molti rischiano di chiudere definitivamente? «Questa Pasqua deve essere ultima con queste difficoltà. Altrimenti nel 2022 avremo il deserto del settore. Sappiamo, purtroppo, di alcuni albergatori che stanno cercando di vendere. Non riescono a pagare i mutui, non riescono a sostenere le spese, hanno tutto il personale a casa, un disastro. Serve una ripartenza immediata». I ristori servono a qualcosa? «A nulla. Abbiamo fatto un calcolo: un albergo con 80 camere, che ha un fatturato di circa 2 milioni di euro, ha perso mediamente un milione e mezzo l’anno scorso. Di contro, gli sono arrivati 15-20mila euro di ristori. Di cosa parliamo? Non ha senso dare i ristori a tutti quelli che hanno perso il 30%, e gli diamo due lire. Diamo i ristori a quelli che hanno perso più del 70-80%. E dico in generale, non solo per gli alberghi. Servirebbero finanziamenti garantiti dallo Stato, per 15-20 anni, dando il tempo per ripianare».
Paolo Rosato, Il Resto del Carlino -1 aprile 2021
“Finché sarà apprezzato e sostenuto il suo forte ruolo di servizio alle comunità, il negozio non morirà mai perché è sinonimo di collettività, di socialità, di sicurezza, di coesione”