«In questo momento di grave crisi è necessario rispondere alla domanda di modernizzazione del lavoro». Marco Biagi ebbe con l’Ascom «un lungo e proficuo rapporto di consulenza e collaborazione»
Diciannove anni dopo il suo assassinio, afferma Giancarlo Tonelli, direttore dell’Ascom, «in questo momento di grave crisi sanitaria, economica e sociale, si impone una profonda riflessione su un mercato del lavoro rimasto ingessato e inadeguato a fronteggiare il cambiamento, e su quanto Biagi abbia lavorato ed elaborato proposte tese a modernizzarlo». Tesi e idee ancora attuali?
«Non c’è dubbio. Oggi, che si ripropone il tema della riforma degli ammortizzatori sociali, ricordiamo che fu proprio Biagi a richiamare l’attenzione sulla necessità di procedere alla riforma degli ammortizzatori sociali e degli incentivi all’occupazione».
Si parla ancora della necessità di modernizzare il mercato del lavoro.
«Questa esigenza, nell’ottica di agevolare sistema economico, conservare i livelli occupazionali e contrastare il ‘sommerso’, non solo permane, ma si intensifica in questa difficile e quanto mai incerta congiuntura».
È possibile modernizzare senza precarizzare?
«La domanda di modernizzazione non va intesa come volontà di precarizzare, ma come capacità del nostro sistema economico di rispondere efficacemente alle esigenze di datori e collaboratori, mettendo loro a disposizione tutti gli strumenti necessari per operare in un mercato sempre più competitivo».
Se dovesse scegliere una delle idee di Biagi, fra tante? «Mi piace ricordare, per esempio, come avesse cercato di rimuovere l’ideologia dai rapporti fra imprese e lavoratori. Biagi era convinto che entrambi mirassero a un obiettivo unico, quello della crescita e del benessere comune; e soprattutto che le rigidità esistenti servissero principalmente a implementare il sommerso e l’illegalità».
Un pensiero che molti ritengono addirittura anticipatore dei tempi. Che ne pensa?
«Biagi era proiettato nel futuro. Aveva visto, con largo anticipo su tutti, ciò che andava fatto. Avendo sempre a cuore l’idea che il lavoro andasse tutelato, tanto nella sua forma dipendente quanto in quella autonoma. E che la soluzione migliore fosse quella di introdurre regole e schemi giuridici flessibili e suscettibili di adattamento alle attuali esigenze, tanto delle imprese quanto dei lavoratori».
La sua riforma non è stata mai attuata del tutto. Cosa sarebbe cambiato se…? «Il nostro Paese avrebbe avuto gli strumenti per rispondere in modo adeguato alle esigenze dettate dalla globalizzazione e dalla concorrenza incessante di paesi più moderni e disponibili ad accettare il cambiamento. Credo sia tempo di portare avanti fino in fondo le idee di Marco Biagi».
Luca Orsi, Il Resto del Carlino -18 marzo 2021
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