Appennino. Manifestazione d’interesse di 120 realtà della montagna. Sarà una rete che unisce produttori, agricoltori, istituzioni e commercianti
Obiettivo estate 2021 per la partenza del Distretto biologico dell’Appennino bolognese. Dopo l’incontro a più voci della settimana scorsa dove più di 150 operatori hanno ascoltato le esperienze di alcuni distretti biologici già attivi in Italia, ora il presidente del comitato promotore Lucio Cavazzoni e il presidente del Gal Appennino bolognese Tiberio Rabboni puntano al traguardo finale.
« La decisione di insediare un comitato promotore, a cui hanno, fin qui, aderito oltre 120 portatori di interesse si è rivelata la scelta vincente, come confermato peraltro dal vasto interesse suscitato da questo convegno online -commenta Rabboni-. Va ora portato a termine il lavoro di individuazione delle produzioni appenniniche biologiche di alta qualità e naturalità, ovvero il ‘cibo della salute’, e le azioni necessarie per sviluppare e radicare sul territorio le correlate filiere integrali». Le aree di intervento alle quali si sta lavorando sono diverse, e in 2-3 mesi grazie alla collaborazione di vari dipartimenti universitari si potrà arrivare alla stesura di modelli produttivi e distributivi replicabili nelle diverse vallate del nostro Appennino. Si va dalla rivalutazione delle tipologie evolutive di grani antichi alla promozione del latte fieno prodotto alimentando gli animali soltanto con foraggio, dallo sviluppo e dalla valorizzazione dei prodotti tipici dell’ortofrutta come la Rosa Romana e della viticoltura di montagna fino alle castagne a all’apicoltura.
Secondo i promotori il biodistretto dovrà portare alla creazione di una rete che unisca produttori, agricoltori, istituzioni e commercianti per una nuova economia di montagna, innovativa e sostenibile. Il biodistretto rappresenta un’importante opportunità di sviluppo e valorizzazione delle produzioni e dei territori montani – afferma l’assessore regionale a Montagna, parchi e forestazione, Barbara Lori – Si tratta di una vera e propria occasione per costruire un volano di sviluppo sostenibile. Purtroppo esiste una situazione normativa complessa che dobbiamo superare a livello regionale con norme ad hoc, nell’ottica di un’idea di sviluppo che tenga conto dell’importanza delle filiere biologiche e la loro integrazione con altre filiere connesse, come turismo e artigianato». Le esperienze di altri biodistretti italiani hanno arricchito il progetto bolognese: «Vogliamo aggregare buone intenzioni e buone pratiche per riportare valore in montagna creando un’economia circolare su questi territori, diventando quindi un motore di prosperità per tutta la comunità – ha spiegato Cavazzoni-.
Le tecnologie digitali del resto oggi consentono di avere competenze diffuse sul territorio senza obbligare le persone a concentrarsi in grandi centri di produzione».
Gabriele Mignardi, Il Resto del Carlino- 5 marzo 2021
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