Confcommercio. «Andare avanti con aperture a singhiozzo non è più possibile» spiega Enrico Postacchini
Il governo prepara i ristori. Indetto un sit in in piazza a Roma per chiedere indennizzi. Palazzo Chigi e Tesoro pronti a varare il decreto in settimana. Cresce la pressione sul nuovo governo nel Paese che si colora di arancione. L’esecutivo dovrebbe mettere a punto il decreto Ristori a fine di febbraio stanziando 37 miliardi di euro ma le categorie produttive nuovamente danneggiate dalle restrizioni in arrivo alzano la voce chiedendo un cambio di schema.
E lo fanno anche esibendo statistiche allarmanti. Da una analisi di Coldiretti, ad esempio, gli effetti delle nuove ordinanze che da oggi classificano Emilia Romagna, Campania e Molise in zona arancione (vietando il servizio al tavolo e al bancone in bar, ristoranti, pizzerie ed agriturismi) manderanno in fumo le prenotazioni in oltre 60 mila locali.
«Si tratta di una decisione che un weekend importante per l’arrivo del caldo che spinge gli italiani ad uscire di casa con perdite di milioni di euro per la ristorazione e decine di migliaia di lavoratori costretti a rimanere a casa» si lamenta Coldiretti.
Accenti preoccupati anche da Confcommercio. «Andare avanti con aperture a singhiozzo non è più possibile» spiega Enrico Postacchini. Il responsabile commercio e città di Confcommercio invoca così regole certe: «Bisogna lasciare tutte le aziende sempre aperte, magari con protocolli più ferrei, siamo al tracollo del gettito fiscale». Intanto domani arriveranno da varie parti d’Italia gli imprenditori che, in piazza Montecitorio, parteciperanno alla manifestazione rilanciata sui social sotto l’hashtag #draghiarriviamo, per chiedere «indennizzi immediati per i mancati incassi e che venga superato il sistema semaforico che sta mettendo in ginocchio l’Italia».
I promotori si dicono pronti a un presidio a oltranza «fino a quando non ci saranno risposte da parte del governo Draghi». L’iniziativa è organizzata da Tni-Tutela nazionale imprese-Ristoratori Toscana, l’associazione che rappresenta 40mila imprese in Italia. Tra le categorie in subbuglio, quelle che operano nell’organizzazione di matrimoni ed eventi (rappresentate da Federmep e Assoeventi), mentre in varie zone d’Italia (Piemonte, Toscana e Trentino) ieri, è tornata a farsi sentire la protesta dell’industria dello sci. Proprio allo sci, tagliato fuori dai ristori nel 2020, dovrebbe andare una fetta corposa di indennizzi (circa 4,5 miliardi) nell’ambito di un provvedimento che dovrebbe prevedere un conguaglio delle perdite sul 2020 e il superamento dei codici Ateco con un nuovo sistema di indennizzi (che nel calcolo prevede anche l’inserimento dei costi fissi) basato sulle effettive perdite di fatturato per l’intero 2020. Una delle incognite da sciogliere è capire se la soglia per le perdite sarà confermata al 33% o modificata e se il calcolo delle perdite farà riferimento all’intero 2020 o solo a un semestre. Dovrebbero essere previsti anche aiuti a professionisti e autonomi, come nelle intenzioni del Governo Conte-bis. Musei, cinema, teatri, ristoranti, bar, centri commerciali, alberghi, palestre sono tra i settori maggiormente colpiti dalla pandemia e ai quali spettano i ristori. Che saranno estesi anche alle attività della filiera, anch’esse tagliate fuori dagli interventi realizzati nel corso dell’anno scorso.
Michele Di Branco, Il Messaggero 21 febbraio 2021
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