Chiusure a Bologna e regioni a colori
Mauro Montaguti “Assurdo pensare a provvedimenti uguali per tutti” Zone gialle, rosse, arancione, a colori misti? Rendiamoci conto, una volta per tutte, che il virus – purtroppo – non guarda a queste cose. Credo che ci sia una sola cosa intelligente da fare: chiusure giuste, nei momenti giusti, nei posti giusti. La salute viene prima di tutto, certo. Ma non avrebbe alcun senso applicare gli stessi criteri da Aosta fino a Catania. Inutile andare a chiudere bar e ristoranti in Puglia perché in Emilia-Romagna siamo in crisi: lasciamo lavorare la Puglia. Bisogna che i tecnici che a Roma si occupano di sanità capiscano queste cose. Se no, vadano a casa. Al governo chiediamo serietà. Si può fare di più? Si faccia, ma con regole semplici. Questa differenziazione di colori disorienta la clientela. Per quanto poi riguarda i bar, darei la possibilità di tenere sempre aperto, ma nel rispetto rigoroso e integrale delle regole. Con controlli seri da parte dell’amministrazione comunale: multe a chi non rispetta le regole e chiusura per trenta giorni ai recidivi. Il bar, se gestito con correttezza, se il numero massimo di clienti viene rispettato, non è luogo di contagio. Intanto, da oggi torniamo in zona arancione. Se guardiamo indietro, solo due settimane fa eravamo così. Vorrà dire che si ricomincerà con l’asporto. Anche perché, diciamoci la verità, a molti baristi la zona gialla ha portato soltanto qualche caffè e qualche brioche in più. È una condizione a cui, purtroppo, ci stiamo abituando. Ma ricordo a chi governa che siamo tutti alla frutta.
Bar Cavour, presidente Fipe-Ascom Confcommercio
Il Resto del Carlino, 21 febbraio 2021
Maria Vaccaro «Non riusciamo più a farcela e i dipendenti torneranno in cassa al 50% Non si vive»
«C’è tanta preoccupazione e stanchezza: non sappiamo più davvero come fare». Maria Vaccaro, titolare del ristorante pizzeria Due Lune in via Nino Bertocchi, non nasconde la frustrazione. Tantissime le attività che ormai da mesi vedono stop continui e che ora, a fronte del ritorno in zona arancione, rischiano una chiusura definitiva. Qual è la paura più grande? «Il pensiero va soprattutto ai dipendenti: quando arriva la cassa integrazione, parliamo di una vera miseria. Riescono a fatica a recuperare il 50% dello stipendio, non ce la faranno. E’ una beffa». Il 2020 ha lasciato strascichi pesanti? «Pesantissimi. Abbiamo fatto di tutto per aiutare i nostri lavoratori, anticipando diverse spese e dilapidando i pochi risparmi. Ma ora non riusciamo più a cavarcela». Cosa si può fare? «Abbiamo fatto le consegne, messo in piedi l’asporto, ma tutto si è rivelato inutile. Anche solo ragionare sul futuro diventa complicato». Queste settimane in zona gialla sono servite? «Ci hanno fatto lavorare dai primi di febbraio giusto in tempo per pagare il modello F24, e ora richiudiamo. Abbiamo fatto sacrifici enormi per allargare gli spazi, tutti soldi buttati”.
Riccardo Di Pisa «Avvisarci con due giorni di anticipo significa buttare via soldi e merce»
«Ce lo aspettavamo, ma continuiamo a pensare che manchi il rispetto per il nostro lavoro». Riccardo Di Pisa del locale ‘Altro’, al Mercato delle Erbe, accoglie la notizia del ritorno in zona arancione con delusione, soprattutto per le decisioni «non sempre tempestive». Cosa significa venirlo a sapere oggi? «Che dovremmo buttare tantissima merce, perché i prodotti per il weekend e per la prossima settimana arrivano ovviamente il venerdì. In più, i fornitori vanno pagati: questa roba non ce la rimborsa nessuno». Serviva saperlo prima, dunque? «Ovviamente sì. Come con gli operatori della montagna ci dicono di chiudere due giorni prima dello stop, è assurdo». Lei parla anche di poco rispetto. «Vedo la totale assenza di attenzione verso la nostra filiera: parliamo di tantissima merce sprecata e di soldi spesi inutilmente. Così diventa impossibile lavorare o pianificare. E i dipendenti, oggi possono lavorare e domani chi lo sa». E i ristori? «Fantascienza: stiamo ancora aspettando quelli di gennaio. Dopo tanti mesi non è più accettabile vivere e provare a lavorare in questa situazione».
Francesco Moroni, Il Resto del Carlino 20 febbraio 2021