Il nostro reportage: in centro storico dehors mezzi vuoti, meglio gli chef storici. Che rilanciano: «Va eliminata l’insensata chiusura alle 18»
«Emotivamente molta gente è stanca, e ora non bisogna esagerare nel voler fare quello che si vuole. Ma noi abbiamo fiducia nei bolognesi, che sono responsabili».
Tra una crescentina e un calice di bianco, in un giorno giallo ocra visto il semideserto ai dehors, le bolognesi Carlotta e Giulia lo hanno lanciato il loro appello ai concittadini, acquisiti e non. Gialli sì, ai ristoranti con giudizio però, altrimenti tutto va per aria. E’ il mantra del primo giorno dopo che l’arancione è sbiadito, e i bar e i ristoranti in centro sono aperti. Ma è lunedì, e come cantavano Bob Geldof e i Boomtown Rats una quarantina d’anni fa, i lunedì non piacciono sotto le Torri: malgrado il richiamo della riapertura della mangiata in loco, non c’è stato nessun assalto ai tavoli. Anzi: tra d’Azeglio, Caprarie, Oberdan, Quadrilatero e piazza Santo Stefano di posti se ne trovavano a bizzeffe. Con qualche eccezione certo, soprattutto intra moenia come direbbero i medici: i dehors piacciono di più in via Pescherie Vecchie e negli altri ristoranti più di nome. Complice anche il clima non proprio mite (ma nemmeno impossibile), le persone stanno dentro. Come alla ‘Teresina’ di via Oberdan, dove Giacomo Cino e la sua compagna Liberata stanno festeggiando il rogito della nuova casa. «Dopo un po’ le persone erano davvero stanche, ma ora è il momento di rispettare le regole – sottolineano insieme –. Per noi è giusto far rimanere aperti i locali, ma con più controlli».
La ‘Teresina’ è abbastanza piena, ci sono anche ‘vip’ come Michele Torpedine, ex musicista e produttore de ‘Il Volo’, e Stefano Bulgarelli figlio del grande ‘Giacomino’. «Bello essere tornati fuori a pranzo», il commento dei due. Negli altri ristoranti d’alto rango della città qualche tavolo occupato c’è, ma come detto nessuna ressa. Al Pappagallo e alla Cesarina, divisi da pochi metri, l’annotazione è identica: una beffa lo slittamento del via da domenica a lunedì. E ora bisognerebbe lavorare sulla chiusura delle 18. «Abbiamo fatto i salti mortali per adeguarci – spiega Michele Pettinicchio del Pappagallo –, è ora di finirla nel penalizzare le attività. Lo stop alle 18 non serve a nulla, i ristoranti sono sicuri». Gli fa eco Massimo Montanari della Cesarina. «Se non cadrà presto lo stop delle 18 – sottolinea il titolare del ristorante di piazza Santo Stefano, che spera ad aprile di ridare respiro anche al dehors – credo che molte attività andranno in enorme difficoltà. Quel blocco deve cadere. Siamo stati chiusi, l’ho calcolato, 190 giorni fino a oggi: ancora due mesi senza poter dare da mangiare alla sera e molti rischieranno. Anche perché i ristoranti come il nostro lavorano molto con una clientela d’alto livello, di professionisti, che veniva portata dalle aziende». Il centro di Bologna, ieri, somigliava all’era pre turisti, pre Ryanair. Somigliava praticamente a un lunedì di 15 anni fa.
I turisti torneranno, ma i loro vuoti si vedono, mentre saltiamo tra un dehors e l’altro di via Caprarie. Paraventi e plexiglas ci sono, le distanze pure, gli osti la lezione dei protocolli la conoscono bene. All’Osteria Quadrilatero del brand ‘051’ due ragazze celebrano la lasagna a mezzogiorno e mezza. «Non ci vedevamo da tanto tempo – sottolineano Marta e Arianna –, siamo felici di poter tornare a mangiare una lasagna come si deve. Le limitazioni? Forse, per non arrivare a rimedi troppo estremi bisognava chiudere un po’ prima. Ma ora contiamo sulla responsabilità delle persone». D’accordo le amiche Elena e Sofia in piazza Santo Stefano. «Eravamo un po’ preoccupate, perché il contagio corre e bisogna stare attenti – sottolineano insieme –. Ma volevamo vederci, in sicurezza. Certo, siamo studentesse al quinto anno e vediamo che in zona universitaria qualcuno sta esagerando. Non deve essere un tana libera tutti, bisogna seguire le regole». Un buon numero di prenotazioni, infine, ce l’ha in agenda ‘Adesso Pasta’. Francesco Mafaro: «Sono già una quarantina i posti riservati lungo questa settimana, i ristoranti devono poter respirare».
Paolo Rosato, Il Resto del Carlino 2 febbraio 2021
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