Quanto viene presentato nelle pagine seguenti illustra la situazione drammatica e il profondo stato di crisi in cui versa un settore emblematico dell’economia e dello stile di vita italiano: quello dei Pubblici Esercizi. Tale situazione si rappresenta certo – come si è cercato di fare nel Quadro di contesto – attraverso i numeri, ma si può descrivere negli effetti concreti e nelle reali conseguenze soltanto allargando la prospettiva alle filiere economiche di cui il settore è snodo strategico e all’impatto sociale che tale crisi alimenta.
I danni imposti al settore della somministrazione e dell’intrattenimento italianano diffondono infatti la loro portata negativa sia alla filiera dell’agroalimentare, che ne è fornitore di prodotti e beneficiario in termini di immagine, sia a quella del macro-settore turistico, che rischia di trovarsi letteralmente depauperato nel medio periodo di uno tra i primi motivi per visitare e per ritornare nel nostro Paese: la ristorazione. Appare ancor più doveroso ricordare proprio quest’ultimo tema in fase di approvazione di un PNRR che sembra dimentico del ruolo fondamentale dei Pubblici Esercizi nella valorizzazione di turismo e cultura in Italia.
Per quanto riguarda l’impatto sociale che tale crisi alimenta, non si può dimenticare che, innanzitutto, gli oltre 300mila bar, ristoranti, attività di intrattenimento, aziende di catering e locali pubblici sostengono da sempre una vocazione all’autoimprenditorialità di un numero crescente di italiani e non, con particolare impatto proprio su quelle categorie la cui componente imprenditoriale andrebbe più fortemente rafforzata nel nostro Paese, come donne e giovani.
Inoltre, questo settore sostiene l’occupazione di oltre 1 milione e 200mila persone, in parte a tempo determinato o stagionale, che da mesi vedono le proprie prospettive di vita e lavoro appese all’incertezza presente e alla volatilità futura, ove la cassa integrazione – laddove concessa e non sempre tempestiva nell’erogazione- non è sufficiente a recuperare il disagio di centinaia di migliaia di famiglie che da quelle prospettive dipendono. Collegato c’è il rischio reale e grave di dispersione di professionalità in un settore che ha storicamente una carenza di capitale umano, dove le conoscenze, le competenze e le tecniche di lavoro richiedono anni di formazione e di esercizio.
In generale, per gli imprenditori e gli autonomi del settore non vi è stata e non vi è a tutt’oggi null’altra garanzia di sopravvivenza professionale, e talvolta materiale, che non il proprio stesso lavoro.
Se tuttavia lavorare non è permesso, nemmeno in sicurezza, si finisce per destabilizzare un crescente numero di individui e famiglie, ma anche per fragilizzare i contesti sociali che intorno ai Pubblici Esercizi hanno nel tempo costruito socialità, relazioni e reti. Bar e ristoranti e in generale i pubblici esercizi rappresentano infatti in modo organico elementi di presidio del territorio, estensori della dimensione di prossimità (dai piccoli paesi ai quartieri urbani), punti identitari che, al netto di fenomeni deteriori, fungono da elementi di vivibilità e punti di riferimento per cittadini e forze dell’ordine.
Non a caso, oggi, si rilevano in aumento le manifestazioni di insofferenza e protesta, fino agli episodi di disobbedienza civile con iniziative, perlopiù scomposte, ma nondimeno da considerare avvisaglie di una situazione sempre più esasperata. Senza dimenticare infine il fatto che, dati alla mano, in continuità con un modus operandi consolidato, che riconosce nei momenti di crisi un’eccellente opportunità di infiltrazione, la criminalità organizzata sta rapidamente acquisendo spazi e possibilità di operatività a basso costo, indebolendo ulteriormente il settore, ma soprattutto il futuro del Paese.
Mese Natale Basilica di San Petronio, Regole scolastiche Basilica di San Petronio, Mostra “Prospettive D’oriente”